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Sollevaronsi e diedero il primo esempio d'una lega quattro cittá orientali che se ne daran vanto un , Verona, Vicenza, Padova, e Treviso; alle quali s'aggiunse Venezia la forte, la savia, che aiutata da sua situazione, e costante sotto a sua antica aristocrazia e a' suoi antichi duci o dogi, aveva sola saputa accrescere, compiere, mantener sua indipendenza, ed or temeva per essa e vi provedeva bene cosí.

Nei combattimenti di Cornuda e di Treviso, sostenuti con valore dalle forze di linea e di volontari comandate dal generale Ferrari si distinsero: Patrizi Filippo, Galletti Bartolomeo, Diamilla-Muller Demetrio, Stefanoni Carlo, Ruspoli Bartolomeo, Tittoni Angelo, Pianciani Luigi, Del Grande Natale, Montecchi Mattia, Gariboldi Alessandro, Ceccarini Luigi, De Angelis Pietro, Federici Romolo, Savini Francesco, Gazzani Adriano, Silli Giuseppe, Chiavarelli Antonio.

Tutti andavano a gara per divertire l’ospite gradito, e intanto si divertivano con lui. Ai primi di novembre egli partì, e Gervasio condusse a Treviso suo figlio per cominciare gli studi liceali, gli raccomandò di studiare, e di tenere una buona condotta, e ritornò alla villa.

Il primo drappello giunse a Treviso il 15 luglio, data incancellabile fra i ricordi più memorabili di questa citt

Ebbero i primi insegnamenti dal maestro Zecchini sempre innamorato platonicamente della loro mamma, ed essa educava i loro cuori all’amore di Dio, dei genitori e del prossimo, con elevati sentimenti. Il babbo li voleva robusti e patriotti e li indirizzava per questa via. Divenuti grandicelli frequentarono le scuole di Treviso, modificate dall’insegnamento domestico.

Il generale Ferrari presa posizione a Treviso ordinava una ricognizione volle dirigerlo di persona il generale Guidotti il quale spintosi avanti alla testa dei suoi, ebbe trapassato il cuore da una palla tedesca. Verso mezzogiorno si ebbe notizia che il nemico in forti masse si avvicinava a gran passi da tre parti su Treviso.

Il capitano accompagnò Stefano a Treviso di buon mattino, e dopo la celebrazione del matrimonio, montarono in carrozza colla sposa e suo padre e tornarono alla villa. La buona Maddalena li aspettava sulla porta, Beppina si gettò nelle sue braccia.

Morì nel 21 aprile 1364 in Treviso ed ivi ebbe sepoltura in Santa Margherita degli Eremitani, oltre il Sile. Nel 1325 la Signoria di Firenze concedeva perdonanza a' cittadini mandati in bando e, dava loro balìa, salvo a' ribelli, di tornar in patria, se assentissero di pagar una certa quota su la ammenda, della quale erano stati colpiti.

All’orazione che rammentava i dolori e le speranze d’Italia, e al suono dell’inno nazionale che chiuse la sacra funzione si sentiva nell’immensa folla raccolta un fremito di commozione. Dieci giorni dopo la festa funebre di Treviso ebbe luogo la cessione ufficiale di Venezia al governo italiano.

Non è però questa la sola moneta che i nostri battessero per Treviso. Altra ve n'ebbe, quantunque non recante il nome il patrono di quella citt