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Aggiornato: 16 luglio 2025


Come mi sarebbe piaciuto vivere in quel tempo! disse Carlo; allora, , avrei potuto diventare un eroe. Eravamo tutti eroi, soggiunse don Vincenzo, però non si poteva fare altrimenti, non era permesso di tremare di aver paura.

Vedremo, cara.... penseremo insieme!... Ma tu non tremare così.... non aver paura per me.... Rassicurati.... credimi.... non hai nulla a temere. Anche il Casalbara parlava assai sommessamente, colla voce rotta, velata. Quella fanciulla così buona, che non vedeva altri che lui, che non pensava che a lui, alla sua vita, alla sua sicurezza, lo commoveva profondamente. Va via! Va via!

Tutti, sentendo dentro le viscere romorii cupi, si mettevano a tremare e a battere i denti; si guardavano in volto l’un l’altro; si allontanavano a rapidi passi; si chiudevano nelle case. Le cene rimasero intatte.

Una gran tenerezza gli faceva tremare un poco la voce. Tutti quegli argomenti egli non li aveva cercati, non li aveva accattati come pretesti: erano vere ragioni emerse spontaneamente dal fondo del suo pensiero, come espressioni di verit

Emilia faceva frequenti interrogazioni sul luogo del suo destino; ma non potè saper altro, se non che andava in Toscana; e tutte le volte che ne parlava, parevale scoprire nella faccia di quei due uomini un'espressione di malizia e fierezza che la faceva tremare.

Mi fece sedere sul letto, mi toccò di nuovo la fronte. Senti? La febbre ti cresce. Cominciati a spogliare. Su, via! Con una tenerezza che mi ricordava quella di mia madre, egli mi aiutava a svestirmi. Mi aiutò a coricarmi. Seduto al mio capezzale, mi toccava a quando a quando la fronte per sentire la mia febbre; mi domandava, sentendomi ancora tremare: Hai molto freddo? Non ti cessano i brividi?

Anna si mise a tremare solamente all'udire il colpo violento che lo zio aveva fatto battere all'uscio nel richiuderlo dietro di quando era entrato in casa. S'affrettò a porre in tavola, e corse alla stanza dello speziale, dove egli s'era rifugiato.

L’anima in petto io sentirei tremare quale a fior della neve il bucaneve; scendere a me vedrei, con volo lieve, bianche angelelle, nel candor lunare. Soavissima notte!...

Tornò a impallidire, a tremare. Bisognava prevenire don Giorgio. Questo era il solo mezzo. Lei non avrebbe osato; ma la Cristina poteva farlo: la Cristina sapeva parlare e don Giorgio l'avrebbe ascoltata. Improvvisamente balzò in piedi: È ora di rimetterci a lavorare! Bisogna far presto... se vogliamo finire a tempo per andare in chiesa!

Andiam, ché la via lunga ne sospigne». Così si mise e così mi intrare nel primo cerchio che l’abisso cigne. Quivi, secondo che per ascoltare, non avea pianto mai che di sospiri che l’aura etterna facevan tremare; ciò avvenia di duol sanza martìri, ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi, d’infanti e di femmine e di viri.

Parola Del Giorno

serafica

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