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Aggiornato: 15 giugno 2025
Andammo a desinare e trovammo la trattoria, più piena del solito; si assisero al mio tavolino Rossi, Squaglia, Piccini e Stefani: eravamo tutti uggiosi: pareva quasi si divinasse che erano l'ultime ore che si ragionava con qualcuno di quelli che erano tra noi.
=Elvira= tua. In margine a questa lettera, scritto a matita, c'era un conticino da trattoria. ..... eternamente tua. Hai ricevuto la fotografia? Aspettai inutilmente un tuo bigliettino. Nel momento di mandartela non potei scrivervi altro che il nome, in fretta, fra una piega dell'abito; cercalo.
In una grande trattoria elegantissima tra il verde e i fiori, al suono d'una musica invisibile, Fabiano e Brunello si trattenevano a colazione; e tutto il giorno era festa, e la sera il teatro, per lo più un Circo equestre, chiudeva degnamente la giornata faticosa. Bruno era soddisfatto, perchè il babbo era stato sempre con lui e non gli aveva chiesto quali sono le cinque parti del mondo.
Venne da San Fedele con una comitiva di venti individui della peggior specie. Quasi tutti recidivi. Per impedire agli screanzati di dirgli qualche insolenza, il direttore lo manda al passeggio solo. Mangia bene e riceve il pranzo e la colazione da una trattoria esterna. Fuma anche lui come un turco. Dopo alcuni giorni gli concessero, come ai deputati e ai giornalisti, carta, penna e calamaio.
Dunque, senti; ti ricordi di quella sera piovosa in cui ci lasciammo così nervosamente, uscendo dalla Trattoria dell'Asso di fiori? Così cominciò a dire Cataldo Abbadessa, col quale ero seduto a tavola nel giardino della sua villetta a Cassino, sotto gli alberi di prugne e tra l'odore acre della mortella.
Andiamo mi fece, dopo avere acceso il mozzicone. Sulla soglia della trattoria s'arrestò, per ricominciare il discorso. E così eccomi in guerra aperta col signor direttore. Si capisce: io sono uno straordinario, pel momento: io sono entrato nel sancta sanctorum senza i titoli che ci vogliono. Titoli? E il mio ingegno, il mio passato?
Loredana alzò gli occhi a guardar la piccola trattoria, deserta perchè gli artisti e gli impiegati che la frequentavano avevan da tempo finita la loro colazione; e tuttavia, mettendovi piede, la giovane provò una molestia indicibile, parendole ridicolo o sospetto quel colloquio, in quel luogo, a quell'ora.
Con questa tortura lacerante dolce, amara, nella gola, ci sentiamo simili ai mendicanti invernali ai vetri di una ricca trattoria quando all'ora del pranzo fervono tintinnano le gioconde stoviglie e filano i piatti fumanti. Fossimo sulla tavola anche noi! Anche come cibi esplosivi fra le mani dell'ultimo cameriere! O in cucina nella vampa dei fornelli!
E, come se allo stesso tempo un velario si fosse squarciato davanti agli occhi miei, mi riapparvero, in una rapida successione d'immagini, la mia triste cameretta in una delle più malinconiche vie di Napoli, l'affumicata Trattoria dell'Asso di fiori, la sala vasta, silenziosa e fredda della biblioteca Brancacciana, ove il meglio della mia giovinezza era trascorso...
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