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Aggiornato: 19 giugno 2025
TRASILOGO.... E ave un bel manico d'avorio posticcio. MASTICA. Pasticcio? questo si che l'accetto. TRASILOGO. Ti lascio, ch'io vo' partirmi. MASTICA. E quando pransaremo? TRASILOGO. Io vo a desinare con S. E. questa mattina, che iersera ne volse la fede mia di non mancarle. Questa sera cenerai nel banchetto della tua padrona, ché ben sai che dove la sera si fan nozze la mattina non vi si mangia.
Giá sono abbattute le cortine e occecati i belovardi, ecco mi dan l'assalto; ahi spada, che mi consigli? ahi Durindana, tu non mi servi a nulla! SQUADRA. Padrone, veggio non so chi in finestra. TRASILOGO. Mira se mi guarda. SQUADRA. Non vi move gli occhi da dosso.
TRASILOGO. Ordina a Pestamuso e a Franginaso che spazzino le camere e la sala, attacchino gli arazzi a' muri e mettano in ordine il palazzo;... SQUADRA. Si fará.
SQUADRA. Non saria meglio, padrone, sfogar questa còlera sopra Mastica o sopra quel romano, e lasciar questa casa? chi può saper che vi sia dentro! TRASILOGO. Dici bene, mi vo' appigliare al tuo consiglio; potrebbe esser qualche stratagemma, che ci fusse qualche imboscata dentro. Será bisogno venirci ben provisto e tôr prima le difese. Andiamo, ché vo' spianar questa casa da' fondamenti.
Anzi fammi una grazia, fratello: menami al Molo grande, ch'io voglio or ora buttarmi in mare. PROTODIDASCALO. Oh miserrimo chi segue questo giovenecida Amore! Germanule, andiamgli dietro, ché non incida in qualche discrimine della vita. TRASILOGO. Dunque un romano ará tanto ardimento da farmi un simile inganno? SQUADRA. Chi v'ha rivelato questa cosa, padrone?
LAMPRIDIO. Mastica, mira se è sciocco: non ha voluto venir all'esperienza dell'armi con me. MASTICA. Anzi è savio, ché ha voluto prima credere che provare. LAMPRIDIO. Andiam per i fatti nostri. MASTICA. Andiamo. Ecco mi vedrò le vene gonfie, i nervi distesi, allisciarsi la pelle della mia pancia che pareva la faccia della bisavola mia. TRASILOGO. Son partiti, Squadra. SQUADRA. Sí, sono.
TRASILOGO.... ancora: che i cavalli fresoni, ginetti di Spagna e quelli del Regno sieno stregliati e forniti di tutto punto, e fra gli altri lo stornello che si chiama «il capitano», che s'assomiglia tutto a me d'animo, di forza e di gagliardia. SQUADRA. Perché questo apparecchio, padrone?
Per finirla, apriti il petto, mostragli il cor tuo in scambio del mio; ché sapendo egli il cor mio, vedendo il tuo vederá appunto il mio. MASTICA. Tacete, che s'apre la porta del capitan Mastrilogo o Trasilogo, e vien fuori: che non ci senta parlare di queste cose. OLIMPIA. Aggiongivi altro tanto del tuo, Mastica, sai. MASTICA. Será bene se gli dirò la metá di quanto m'avete detto.
E quest'altro vo' che assaggi un pugno delle mie mani, ché so che non è duro il suo osso come la mia carne, e li farò tanto minuta la carne e l'ossa che non será buona per pasto delle formiche.... SQUADRA. Non con tanto impeto, padrone. TRASILOGO.... Io lo spaventerò con la guardatura, che non será altrimente bisogno di por mano alla spada....
Io senza prender fiato o riposarmi, a scavezzacollo son qui venuto per lo desiderio c'ho di vederlo e che egli medesimamente deve tener di veder me: andrò dimandando per saperne qualche novella. TRASILOGO. Caminando di su e di giú siamo ornai stanchi. Sará bisogno all'ultimo di ricorrere al Truffa, ch'io non saprei a chi piú sottil barro di lui commettere il fatto in mano.
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