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Aggiornato: 21 giugno 2025
Poi cominciaro oprar le mani e il senno, e ferro e fuoco e sassi di gran pondo tirar con tanta e sì fiera tempesta, che mai non ebbe il mar simile a questa. Gli cade sopra un nembo di saette; da lato ha spade e graffi e picche e accette.
La carcere dove essa fu mutata nel recinto istesso del castelletto di porta Romana, era proprio conveniente a quei tempi, in cui furono fabbricate le Zilie di Padova da Ezelino, e da Galeazzo i Forni di Monza, nei quali i condannati si calavano per un foro della volta, e posavano sopra un pavimento scabro e convesso, in tanta angustia di spazio, da non potersi nè tirar ritti sulla persona, nè distendere per terra.
Voi altri medici sapete sempre in un modo o nell'altro tirar l'acqua al vostro mulino, e capacitarvi anche di tutto quello che ha minore apparenza di ragionevole. Ma io, vedete! io, che non so un iota di ricette, vi so dire che gatta ci cova, e che il vecchio ci sfugge di mano, se non ci mettiamo tutta quanta la nostra avvedutezza.
Non avendo più giovinetti da tirar su nello studio, il padre Bonaventura educava i garofani e le camelie con lo stesso amore, con la stessa perseveranza di assidue cure.
Mi dica dunque lei, ripigliò colui, nel quale non è difficile conoscere lo stesso signor Omobono: mi dica lei, che gode il favore di tali che lo posson sapere.... Si racconta che, sotto apparenza di bene, alcun tempo fa, certa persona, che non voglio nominare.... siasi intrusa in certa famiglia.... per dar mano a certo intrigo.... non so se mi spieghi; pare che si trattasse nientemeno che di tirar per forza una giovine in convento.
FESSENIO. Quelli del tartufo, che a' giovani fa rizzar la ventura e a' vecchi tirar coregge. LIDIO. Ah! ah! ah! POLINICO. Eh! Lidio, tu te ne ridi e sprezzi le parole mie? Piú non te ne parlo; e di te a te lasso il pensiero; e me ne vo. FESSENIO. Col mal anno. Hai tu visto come e' finge il buono?
Il padre le si fece dappresso, accennando volerla tirar seco per avviarsi. Un momento, ella esclamò; ancora un momento. E tornando a baciare fra le lagrime il marito: Quando ti rivedrò, Gustavo? Fra pochi dì, s'affretto a dire il capitano. Vieni, Lisa; ora è forza partire.
Vengano a vedere! E il direttore sbuffò stizzito, con un'alzata di spalle. Se ne infischiava di quella gente! All'occorrenza il Fontanella, il Calca, il Bobboli, tutti quanti, avrebbero dovuto tirar fuori degli altri quattrini. Ma per la Cisalpina, per la riuscita della grande impresa, occorreva il capitale fluttuante, enorme, inestinguibile del pubblico, delle azioni.
Si afferrava l'altra, nervosamente, al margine del soprabito, come se volesse tirar giù il panno stinto. Finita la musica il vecchietto levò il capo; sorrideva. Me gli trovai faccia o faccia; egli seguitava a sorridere, seguitava ad armeggiar con la mano, mormorando l'ultima frase musicale, solenne. Mi feci animo e gli chiesi: Scusi, chi c'è qui dentro?
Era poi venuto il giorno della ginnastica svedese: e di tanto in tanto si vedeva il commendator Maurizio tirar pugni all'aria, lanciar calci, sbuffare, piegarsi innanzi e indietro; e la signora Carlotta allargar le braccia, buttarle avanti, alzarle al cielo, contando: «uno, due; uno, due»! E nelle ore di quiete, si rallegravano. Io, gi
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