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Aggiornato: 20 giugno 2025
Un giorno, sul tardi, nel salottino s'era fatto un po' buio, le altre visite s'erano dileguate, e lo zio e la nipote aspettavano l'ora del pranzo. Lalla languida languida, colla testina chinata, tagliava lentamente con una stecca d'avorio, le pagine di un romanzo nuovo, mentre scherzava col suo piedino tra il falbal
Ogni volta che venivano chiamati per gli esercizii, Frida piangeva, e nascondendo la sua testina sulle spalle del fratello diceva: Non voglio.
udìi che avesse la freschezza alata di questa voce: aura tra foglie, vena garrula d’acque, musica sognata.... .... Testina bruna e bocca di sorriso, cuore che vivi di felicit
Mia era ultima nel compartimento di destra, e dormiva stesa di fianco sulla paglia; ma quando Drollino, avvicinandosi, la chiamò sommessamente per nome, la povera bestia, destandosi, si rizzò impetuosamente, con quel moto così rapido proprio del cavallo fino che non si vuol lasciar sorprendere in una posa d'inazione. Voltò la testina intelligente, e fissò il padrone coi grandi occhi espressivi.
Baciarla?... Ma e poi?... Quella testina capricciosa si era montata non domandava più nemmeno dell'Edita.... E poi?... Se lo assolveva dalla parola data?... E il Casalbara non vedeva nemmeno quella maraviglia di capelli, di bellezza, di giovinezza.... vedeva soltanto il grugno da satiro del Kloss e ne udiva la sghignazzata beffarda. Pure, bisognava fare qualche cosa.
Vorrei essere.... sì, vorrei essere la serpicina che posava confidente la sua bella testina elegante tra le fauci ardenti d'amore del suo damo selvaggio; e così dolcemente stretta, dal mio caro spiraglio, vorrei ammiccare con la pupilla lucente di felicit
Quella testina dopo essersi volta a destra verso il crocicchio della strada, ove finito il portico si vedevano transitare i passanti, si ritirava poi riaffacciandosi ancora nell'inquadrato della finestra e con una mossa affrettata, timida, si voltava in su...
A suo tempo nacque una bella bambina che fu battezzata Maria Maddalena come la madre, ma che in casa chiamarono Lena. Natale si avvicinava alla culla e toccava la bambina come se fosse stata di vetro soffiato. Quando gliela davano in braccio, provava un senso di sgomento; gli pareva che tutta la forza virile che era ne’ suoi muscoli dovesse avventarsi su quel corpicino e soffocarlo. Si tagliò la barba per poterla baciare. La sua gran festa era di assistere alla toeletta di Lena; aveva imparato a fasciarla, e come le si sollevasse la testina reggendola sotto la nuca, ma non l’avrebbe fasciata per un impero. Stava fermo a guardarla poppare inghiottendo la saliva come se il latte scendesse in gola a lui e quando l’ingorda che era cercava il seno materno agitando le manine e dimenando con impazienza la testa, egli rideva, rideva, ammirato ed intenerito. Qualche volta, attristatosi al pensiero della prosperit
Un altro oggetto prezioso il giovine Arconti aveva messo insieme a' suoi libri prediletti. Era il suo album di fotografie, quell'album ove c'erano i ritratti de' suoi genitori, de' suoi amici, e ove c'era il ritratto di Lucilla, Lucilla nel fiore de' suoi sedici anni, con la testina leggermente piegata da un lato, cogli occhi scintillanti, con un sorriso malizioso sul labbro.
Quando li riaperse, lo vide colla testina rivolta sul lato sinistro, presso all'orlo della culla, che ripigliava lentamente il respiro. Bice e Margherita gli stavano ai lati, De Nittis ai piedi della culla, tutti e tre evitando di guardarsi.
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