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Aggiornato: 26 maggio 2025
Ma perchè darsi tanta pena?... Io non tengo che alla stima di coloro che amo... Che m'importa di quello che dicono di me certi oziosi... certi sciagurati? Antonietta parlava con appena un filo di voce. Un po' era sofferente, un po' obbediva ad un vezzo.
Se è per l'insolenza, non dubitare, l'ho avuta e me la tengo; diss'egli. Ma il documento non mi è necessario; in mano mia potrebbe smarrirsi, e nuocere alla tua riputazione letteraria. Lo scherzo è rancido, oramai.
Credereste forse di non meritarlo? esclamò Angiolina guardando fisso con quei suoi occhi il signor Basilio, che dovette abbassare i suoi. Questo giovane bizzarro m'intenerisce e mi atterrisce, mormorò il perfido. D'altronde perchè lo tengo io?
La vostra lettera mi ha giovato, e tengo sicura la chiamata del mio Alberto... Non feci, duca, che rendere l'omaggio dovuto al figliuol vostro. Le precauzioni da me prese e le raccomandazioni vostre accertano Alberto... il candidato livornese fu fatto ritirare... questo Polo Brancato... Il Brancato?... non temetelo, duca.
Poscia ritornò su i suoi passi, riaprì un filetto della porta del salone, passò di quivi la sua testolina svegliata, e mandò dentro, in uno scroscio di riso: Caro zio, accetto il ballo dal ministro della marina. E partì. Il dottore di Nubo restò, degli occhi devaricati sulla porta, e borbottò: La tengo. Sarò vendicato! Disgraziato!
Nessun altro tesoro all'infuori di queste e di altre ceneri care, io esporterò dal piccolo Campidoglio ove per venti anni tenni il governo della pubblica amministrazione. «Tanto mi tengo in debito di affermare ai presenti ed ai lontani, e non dubito punto che le mie parole abbiano a trovar fede presso gli onesti di qualunque partito.
Perchè ti colsi, quella notte, allorchè tutto taceva ed era vuoto attorno a te? Perchè approfittai di quell'istante in cui tu eri rimasto solo, e perchè ora sei mio e ti tengo celato e caro come il più prezioso di tutti i tesori? Perchè tu, un giorno, vivo, scarlatto, profumato, spiccando in mezzo al verde tenero delle foglie, fosti il testimone.
Morella respirò e ricadde sul canapè come affranta di fatica. La sua parte eccedeva. Poco dopo, ella si assise ad una tavola, e scrisse a M. di Linsac: «Cher ami, lo tengo. Che volete che ne faccia? Un misero? lo è di gi
Ebbene, Paolo mio, dopo questo io non ho che o troppo poco ancora, o tante, tante cose a dirti! Ancora parlarti di me, delle mie incoerenze, dei contrasti che s'agitano e s'accapigliano in quest'anima mia inquieta, delle aspirazioni, de' sogni a' quali tengo dietro, col cuore tremante?
Enrico di Guisa credeva che Enrico Valesio non avrebbe ardito, nonchè ammazzarlo, guardarlo, e lo ammazzò. Il Cènci ebbe fede avere ingannato Marzio, e Marzio, come vedremo, ingannò lui. Marzio... che cosa sono le parole pronunziate nella ira? Vento che passa. Io ti tengo pel più leale servitore che io mi abbia, e adesso intendo provartelo.
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