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Aggiornato: 25 giugno 2025
e centomila altri. Eh, cari miei! Bisognerebbe vedere poi che cosa invece par vero a questi centomila altri che non sono detti pazzi, e che spettacolo danno dei loro accordi, fiori di logica! Io so che a me, bambino, appariva vera la luna nel pozzo. E quante cose mi parevano vere! E credevo a tutte quelle che mi dicevano gli altri, ed ero beato! Perché guai, guai se non vi tenete più forte a ciò che vi par vero oggi, a ciò che vi parr
Il cavaliere rimase confuso; indi: Quali prove? Tutto si attendeva, fuorchè quel colpo. La principessa andò tranquillamente a prendere la lettera di donna Livia a Federico, quella, in cui gli annunciava l'assenso del marchese del Faro alle loro nozze, e mostrandola al conte: Conoscete voi i caratteri della duchessa? gli domandò. Sì; ho veduto qualche suo scritto, balbettò egli. Tenete allora.
Eh via! tenete a mente, o signore, due altre parole di quest'uomo. Non so come mai abbiate saputo insinuarvi nella confidenza di queste buone creature; ma ne indovino il motivo. Il benefizio onesto e sincero teme, si nasconde; la vostra carit
Oggi così e domani chi sa come! Voi vi tenete forte, ed essi non si tengono più. Volubili! Volubili! Voi dite: «questo non può essere!» e per loro può essere tutto. Ma voi dite che non è vero. E perché? Perché non par vero a te, a te, a te, indica tre di loro,
Comprendeva che suo marito si era avveduto della passione del cavaliere di Malta; rammentava le parole dettele sulla Francesca da Rimini.... ed allora, parlando, come evitare un duello tra i due cugini? Dunque tacque. Tenete questa lettera, le disse il duca assai più calmo, è quella del superiore. La duchessa prese il foglio, ch'ei le porgeva e lesse. «Duca,
Vaghi fioreti e voi teneri arbusti A cui son noti i miei martiri occulti Faggi, pini, cypressi, alti e robusti Che in la scorza tenete i miei mal sculpiti Valle secrete che gi
ALBUMAZAR. Eccolo, ponetelo in testa, e tenete in mano questa imagine marziale, impressa quando egli felicissimo ascendeva su l'orizonte nel segno d'Ariete di marzo, di martedi, all'ora prima di Marte, ché vi fará libero d'ogni male. PANDOLFO. Accetto volentieri la grazia che mi fate.
Ma infine, siamo giusti, non è questo ciò che tu fai? Desideri di risplendere, d'innalzarti, per raggiungere un fiore. Ed un fiore che voi tenete tropp'alto con la mano; disse Spinello, ridendo. Sì, eh, manigoldo! Troppo alto? Stiamo a vedere che dovrei buttartelo tra' piedi!
Tenete a mente le offerte di portantine, di carrozze, di mobili, di montres d’oro alla francese.
Ma che vi è dunque? Domandai a un mio compagno. Il console non si fa vedere, il cancelliere, nuovo Pilato, dice che se ne lava le mani, e tutta questa gente è rimasta come la celebre statua di Tenete. E che abbiamo da fare?
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