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Silvia se ne occupava con molta esattezza, ma senza una soverchia premura: andava, veniva dal terrazzo al granaio, dal granaio in cucina, dalla cucina nelle camere da letto, senza mai affrettare il suo passo, non dimostrando mai alcun fastidio, non andando mai in collera, non alzando mai la voce. Era una figura alta e magra, vestita di grigio o di nero invariabilmente, coi colletti di tela, bianchissimi, diritti, puritani, col grembiule nero, con gli stivaletti di prunella nera dai tacchi bassi perchè non facessero rumore; per unico ornamento un piccolo paio di orecchini in oro. Il suo volto di un pallore opaco e malaticcio, gli occhi neri senza splendore, i capelli oscuri, tirati e stretti sulla nuca, le labbra sottili e sbiancate non serbavano alcuna traccia di gioventù. Nella serenit

Pure, a quella musica, il più giovane dei camerati sentì agitarsi il sangue, non potè star fermo, afferrò una qualunque fra le donne e via, prese a far salti con lei, battendo i tacchi sul pavimento, strisciando, curvandosi, inchinandosi come sogliono i ballerini di campagna. L'esempio non dispiacque; altre coppie lo imitarono: la festa raggiunse il suo momento di crisi.

E per non trovarsi innanzi alla tenera sollecitudine di quella faccia serena di vecchio, tutta rughe ed amore, girò sui tacchi come sopra un cardine, e se n'andò a testa bassa, curvandosi a raccogliere un fiore che non guardava nemmeno od un sassolino che lanciava distratto a saltellare sul viale...

Per dire soltanto di quella sera, fu un continuo ripetersi dei bisticci del Pietrasanta, sui tacchi, perchè male attaccati, e via dicendo.

Con tutti questi ingredienti, egli impastava la frase; e la sua interlocutrice non riusciva sempre ad intenderlo. Rassicurato per quel verso, Damiano fece una bella riverenza alla dolce Abarima, e subito dopo una giravolta sui tacchi.

Sentì un batter di sproni e di sciabola, e sotto i voltoni bui del magazzino, fra i barili d'olio, le botti di aringhe e le forme di cacio parmigiano, apparve, si avanzò, si fermò dinanzi a lei, inchinandosi e picchiando i tacchi l'un contro l'altro, un giovane ufficiale, alto, sottile, biondo, sorridente. Pardon, ancora mille pardons!...

La Miseria dalle scarne mani, e sua sorella, la Solitudine dagli occhi allucinati, spinsero Nancy nella nebbia di un altro anno sterile e triste. Ed ella andò, mite, con i suoi tacchi storti ed il suo vestito marrone, traverso un'altra estate, un altro autunno, un altro inverno. Ed ora ecco l'aprile! Aldo restava assente talvolta per delle settimane intere.

«Ci faremo ammazzar noi, perchè i loro generali non sanno altro che mostrare i tacchi ai Francesi? «I Francesi! I Francesi! Eccoli! Eccoli!....»

La genitrice adesso la chiamava sempre così cercava di sfuggirlo?... E lui si dava un gran da fare par cacciarsele sempre fra i piedi; e quando la incontrava nel fondaco, la salutava nel modo che alla signora Maddalena faceva più dispetto: strisciando i piedi, battendo i tacchi. E su, in casa, quando si trovavano insieme all'ora della colazione e del pranzo.

Ma la signora Maddalena, anche questa volta, girò gli occhi per non guardarlo in faccia. Sta bene rispose Giacomino. Si avviò, poi tornò indietro. Si rizzò, s'inchinò e uno, due, tre se la battè con un colpo secco dei tacchi. Siamo intesi: buon giorno. E se ne andò. Superbo, donnaiolo, dissipatore! Io devo difendere la casa; la ditta Monghisoni borbottò la signora Maddalena rimasta sola.