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Quella casa era ben cambiata dal primo tempo del suo matrimonio, quando essa regnava con potere assoluto sull’animo di tutti i parenti che andavano a gara per compiacerla, e nel farle omaggio. I più vaghi fiori, e le migliori frutta del giardino erano per lei. Alla colazione ed al pranzo essa trovava ogni giorno davanti il suo piatto un vasetto snello di vetro opalino di Murano colle più belle rose sbocciate al mattino, di tutte le variet

Qui viene un passo veramente curioso ed istruttivo sulle intenzioni e sull’animo di Giuliano. Non è a dire che gli Antiochesi avessero contro di lui una prevenzione sfavorevole o che gli negassero l’applauso. È proprio che fra lui e gli Antiochesi esisteva un dissenso profondo. Essi non entravano affatto nello spirito della riforma religiosa che tanto gli stava a cuore e che, anzi, costituiva l’obbiettivo supremo del suo regno. Quando egli entrava nei templi la folla lo seguiva e lo accompagnava di grida e di applausi. Ma Giuliano era assai più colpito della mancanza di rispetto verso il luogo sacro che della festosa accoglienza che riceveva, e, invece di ringraziare il popolo, lo rimproverava. Gli scettici Antiochesi, veri figli di una civilt

Giuliano non fu lasciato che pochi mesi ad Atene, ma questi pochi mesi hanno avuto, come lo affermano i suoi contemporanei, una grande influenza sull’animo suo. Egli teneva ancora celate le sue convinzioni religiose, ma ciò non gli impediva di infervorarsi negli studi ed anche nella conoscenza dei Misteri, che costituivano il principale atto di culto di quel simbolismo politeista di cui Giuliano voleva fare la religione del mondo. Eunapio, Socrate e Sozomene insistono tutti sull’importanza che ebbe, nella vita di Giuliano, la sua dimora in Atene. Ma i due narratori più autorevoli ed interessanti sono, come sempre, Libanio e Gregorio. Libanio dice che, presentatosi Giuliano ai professori di Atene, e offertosi ad un esperimento, si trovò che ne sapeva più dei maestri, così che «solo di tutti i giovani che accorrevano ad Atene, ne ripartiva, avendo insegnato più che imparato. Pertanto si vedevano continuamente intorno a lui degli sciami di giovani, di vecchi, di filosofi, di retori. A lui guardavano anche gli dei, ben sapendo ch’egli avrebbe risollevato il patrio culto. Quando parlava era, insieme, ammirabile e modesto, poichè, checchè dicesse, subito arrossiva. Di questa sua mansuetudine tutti godevano, e i migliori traevano profitto dai suoi insegnamenti. E il giovinetto aveva intenzione di vivere e di morire in Atene, e ciò gli pareva il colmo della felicit