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, Dio buono, anche di politica, che è il colmo dell'abominio. O perchè non lascia questi discorsi agli uomini? si chiedeva qualche volta, vedendo la signorina Adele infervorarsi in quelle miserie dello spirito. Domanda vana, che risponde ad un sentimento sciocco. Io, per me, vorrei che certi discorsi, con cui andiamo turbando la nostra esistenza mascolina, se li usurpassero pure le donne.

Giuliano non fu lasciato che pochi mesi ad Atene, ma questi pochi mesi hanno avuto, come lo affermano i suoi contemporanei, una grande influenza sull’animo suo. Egli teneva ancora celate le sue convinzioni religiose, ma ciò non gli impediva di infervorarsi negli studi ed anche nella conoscenza dei Misteri, che costituivano il principale atto di culto di quel simbolismo politeista di cui Giuliano voleva fare la religione del mondo. Eunapio, Socrate e Sozomene insistono tutti sull’importanza che ebbe, nella vita di Giuliano, la sua dimora in Atene. Ma i due narratori più autorevoli ed interessanti sono, come sempre, Libanio e Gregorio. Libanio dice che, presentatosi Giuliano ai professori di Atene, e offertosi ad un esperimento, si trovò che ne sapeva più dei maestri, così che «solo di tutti i giovani che accorrevano ad Atene, ne ripartiva, avendo insegnato più che imparato. Pertanto si vedevano continuamente intorno a lui degli sciami di giovani, di vecchi, di filosofi, di retori. A lui guardavano anche gli dei, ben sapendo ch’egli avrebbe risollevato il patrio culto. Quando parlava era, insieme, ammirabile e modesto, poichè, checchè dicesse, subito arrossiva. Di questa sua mansuetudine tutti godevano, e i migliori traevano profitto dai suoi insegnamenti. E il giovinetto aveva intenzione di vivere e di morire in Atene, e ciò gli pareva il colmo della felicit

Uno dei primi ad infervorarsi della riforma fu Francesco Minicio, detto così secondo l'uso d'allora da Menaggio sua patria , lodato da Erasmo di Rotterdam e dall'Alciato, e cui il Frobenio in una lettera a Lutero fa onore del titolo di eruditissimo e sacro alle muse. Egli da Basilea, dove molte opere di italiani eretici si stamparono, recò di qua dall'Alpi i libri di Lutero, ed essendo stampatore in Pavia ebbe modo di propagarne rapidamente le invettive, forse in buona fede lusingato dalle parole antiche onde si coprivano errori nuovi. Quei libri diedero una scossa agli ingegni, ed era per tutto un cianciar di teologia, come oggi si ragiona di politica ben o male, e presumendo ognuno di saperne quel che n'è, e riprovando chiunque non pensa come lui. Egidio della Porta, agostiniano comasco dopo esser frate da quarant'anni, nei quali aveva predicato con fama di singolare eloquenza, scriveva a Zuinglio come le verit

L'aspetterò in istrada, e aut aut: poche parole! Ma pensando, ripensando le "poche parole" che dovevano fare impressione sull'animo dell'innamorata, tornava ad infervorarsi, a camminare in fretta, a gestire. La gente per la strada si voltava a guardarlo.