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Aggiornato: 11 giugno 2025


³²⁵ Villabianca, Diario ined., a. 1798, p. 323; a. 1799, p. 387. Altro suicidio fu quello del controllo Fiorello, il ottobre del 1818. Per tutta la citt

«Oibò, il suicidio è un peccato, e il conte non avr

Diana rifletteva a questo vecchio cristiano, spinto dalla follìa, cagionata dal dolore, al suicidio: rifletteva a quel giovane valoroso, stimato, condannato a un tratto come assassino, per un fatto inesplicabile. Le sue simpatie crescevano per questa famiglia di sventurati: uno de' quali sceso con violenza nel sepolcro: l'altro chiuso vivo in una tomba d'altra specie.

Infatti fra la data degli chéques, e la data del dispaccio, la distanza era appena di ventiquattr'ore.... Ed erano quei giorni appunto in cui il signor Galli doveva recarsi a Torino, i giorni della sua scomparsa, del suicidio! La pionta!... Il trabocchetto!

Un amico mi ha domandato se sono divenuto filosofo, anch'io. , ho risposto, ed ho riso. Filosofo gaudente e indifferente? Filosofo? Ohimè, come mi diventa indifferente l'idea del suicidio! Oh gli amici non mi comprendono! Sono anime piccine: Sono corpi oscuri: Sono mezze creature. Come desidero di morire! Oh mia madre, come ti voglio bene! Ma perchè hai soccorso poco all'anima mia!

Ho pensato appunto a questo! risposi, mascherando con un sorriso il tetro significato delle mie parole. In pochi giorni l'idea del suicidio mi aveva talmente invasato, che io ne sentivo una specie di esaltazione, di ebbrezza gioconda.

« È un atto di coraggio, mi diceva. Quelli che chiamano il suicidio una vilt

Che il diavolo vi porti! brontola Rousseau, levandosi impetuosamente dal sedile. E salutando con aria dispettosa il collega scienziato: amico gli dice io non posso reggere a questi orribili spettacoli della umana follia. Le tue pillole di midollo affrettano di due secoli il suicidio totale dell'umanit

Nemico del suicidio immediato, violento, che un uomo si procaccia colle sue mani in un momento di delirio, egli ne vedeva, ne vagheggiava un altro, che gli appariva certo del pari, ma che non avrebbe offerto ad alcuno argomento di biasimo e di scherno.

«Perdonami il dolore che ti arreco; quando tu riceverai questa lettera, io avrò finito di vivere. Non ho saputo resistere all'affanno, sopportare pazientemente una vita nella quale ogni giorno è un ricordo, ogni ora, uno struggimento delle speranze perdute. È egli bene o mal fatto l'uccidersi? Siamo noi i padroni della nostra esistenza? Io credo di no; se il suicidio non è per avventura un delitto, è sempre una vilt

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