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Aggiornato: 22 giugno 2025
Mentre che tutto in lui veder m’attacco, guardommi e con le man s’aperse il petto, dicendo: «Or vedi com’ io mi dilacco! vedi come storpiato è Mäometto! Dinanzi a me sen va piangendo Alì, fesso nel volto dal mento al ciuffetto. E tutti li altri che tu vedi qui, seminator di scandalo e di scisma fuor vivi, e però son fessi così.
Sappiam che Dio per sua misericordia talora a' tristi lunga etá concede, perché con lui si mettano in concordia un giorno o l'altro, e questo abbiam per fede. Ma lo star con Gesú sempre in discordia, testando alfin come di Gan si vede, prete Turpin può ben scriver miracoli, non porrei Gano mai su' tabernacoli. Morto Gano, il guascon divenne come un uom storpiato a cui la gruccia è tolta.
Mentre che tutto in lui veder m’attacco, guardommi e con le man s’aperse il petto, dicendo: «Or vedi com’ io mi dilacco! vedi come storpiato è Mäometto! Dinanzi a me sen va piangendo Alì, fesso nel volto dal mento al ciuffetto. E tutti li altri che tu vedi qui, seminator di scandalo e di scisma fuor vivi, e però son fessi così.
Il nome di questa terra è storpiato diversamente ne' diversi ricordi de' tempi; de' quali un la dice Ancalle, uno Antola, altri Altoy; i più esatti Alcoyl o Alcolla, che è il giusto nome preceduto dall'articolo arabico al. Saba Malaspina, cont., pag. 361 e 367. Bart. de Neocastro, cap. 17. D'Esclot, cap. 80, 83, 89. Montaner, cap. 51, 53, 55, 85. Saba Malaspina, cont., pag. 375.
PANURGO. Non dice nulla. GERASTO. Parla. Che dicevi di medico? TOFANO. Dico che.... GERASTO. Che cosa «dico che»? TOFANO. Voi mi toccate il gomito; che volete da me? PANURGO. Chi ti tocca, asinaccio? TOFANO. Adesso mi tocchi il piede. Omai m'avete storpiato. PANURGO. Non si vuol partir questa bestiaccia! TOFANO. Dove volete che vada? PANURGO. Va' in buona ora!
Troveremo un uomo vecchio dell'etá di Narticoforo e un altro giovanetto storpiato, o lo sconciaremo noi piú della mala ventura, e li faremo oggi smontar in casa di Gerasto, che lui, veggendolo cosí brutto, si vergogni darlo per marito a sua figlia e gli dii licenza. ESSANDRO. E quando Gerasto volesse pur darglilo, per contentarsi egli di poca dote, essendo molto ricco...?
Quinci a Techel, ch'a minacciar s'accinge, La spada volge in ver la bocca; ei stride, Ma la spada adirata gli rispinge Le strida ne la gola, indi l'ancide. Ad Alcanzo la manca, ond'egli stringe L'arco, ch'armava di quadrel, recide; Sì che morta ella casca in sul sentiero, Ed in van duolsi lo storpiato arciero.
Barro assassino, senza vergogna e senza coscienza, ti par poco portarmi un furfantello storpiato con la lingua di fuori, e farmi scacciar di casa un uomo onorato, per favorir un prosontuoso sfacciato che vestito da fantesca tendeva insidie all'onor della mia casa?
ESSANDRO. Se ben Gerasto non è degli accorti uomini di questa terra, pure con questo inganno ingarbugliaremmo altro cervello che il suo. Ma chi sará costui che saprá fingere Nartícoforo, e Cintio quel giovane cosí storpiato? PANURGO. Stimate voi che disponendomi io a questo, non sappi fingere Narticoforo, quel maestro di scuola?
«La vecchia cieca tendeva l'orecchio come per cogliere ogni parola, che sentiva pronunziare intorno a sè; lo zoppo, e lo storpiato, suo figliuolo, ci guardavano attoniti. «Il vecchio Isacco metteva un esile rantolo come se si dibattesse negli ultimi istanti dell'agonia. «Non vi era da perder tempo!
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