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Aggiornato: 5 maggio 2025


Presso una di quelle porte, che non si apriva mai, c'era un tavolino da lavoro dove la Caterina, ch'era l'unica serva di casa, sedeva la sera a rammendare il bucato, ed a prepararlo per quella stiratora, la quale andava a giornata una volta ogni settimana. Alla parete di contro era addossata una vecchia credenza, e presso la credenza c'era l'uscio.

Una sera ell'aveva appunto nove anni, e andava come piccina a scuola di stiratora stavano raccolti nella lurida stanzaccia, che serviva di covile a tutti e tre, e il padre si mostrava lieto più del solito. Che hai Gana? domandò la madre. Ho tirato su un bischero al prezzo rispose il marito fregandosi le mani lorde. Che prezzo? Al mio uso carbone.

Zitti, ragazzi! esclamò la stiratora, entrando anche lei in cucina col ferro in mano col pretesto di cambiarlo. Non parlate di quello scolaro nuovo dinanzi al babbo. Ma perchè, Rosa? Di', perchè? esclamarono in coro i bambini, piantandole in volto i loro otto occhi sbarrati, curiosi, come otto punti interrogativi. E la Rosa, sempre affaccendata e misteriosa; Perchè gli farebbe dispiacere.

Questa volta il risultato fu più inaspettato ancora della prima, perchè, mentre le bambine stavano per rispondere, la stiratora urtò col piede Vincenzo sotto la tavola, poi si mise un dito sulla bocca, accennando che stesse zitto, e che anche le bambine stessero zitte, che c'era il babbo.

Che male c'è?... cominciava a dire Vincenzo, alzando apposta la voce, perchè gli pareva che anche il babbo dovesse interessarsi di quel fatto, ed ammonire la stiratora che lo lasciasse parlare. Ma il babbo non intervenne, e l'altra daccapo ad urtargli il piede con più forza, ed a fargli dei cenni misteriosi perchè stesse zitto.

La stiratora continuò: Bisogna anche dire che qui voialtri venivate al mondo in fretta e in furia, uno sulle calcagna dell'altro, come fate ora quando correte per la casa, e la vostra mamma, buon'anima, non aveva tempo d'uscir dall'uscio; mentre laggiù c'era un solo bambino, un po' infermiccio che stava seduto in una carriola, e non dava da fare a nessuno.

E io non glie l'ho fatta mai la corte agli zuavi, sapete, non glie l'ho fatta mai. Andate, andate. E non è questa la maniera «de» screditar la gente.... Via.... E «se» rivedremo.... Chetatevi, ve ne prego, vien gente.... Entrò la stiratora, una donnicciuola sui cinquant'anni, con un'aria di vittima, col cappellino e lo scialle messi per traverso: il calzolaio si fermò sull'uscio.

I ragazzi perdettero la parola dalla stupefazione, ed invece di correre tutti in sala da pranzo dietro la stiratora, come non avrebbero mancato di fare in tutt'altra circostanza, rimasero aggruppati sull'uscio della cucina a fare delle congetture, a parlare tutti insieme, finchè la cuoca li chiamò perchè aiutassero a preparare la tavola, mentre la Maria stava ancora domandando a tutti «se un cugino che non si è mai visto resta cugino egualmente» senza aver ottenuto una risposta che schiarisse il suo dubbio.

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