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Aggiornato: 10 giugno 2025


Fino il duol del padre oppresso Nei nepoti resta impresso, E van pazzi a cento a cento Per chimerico spavento! O follia, sei tu un'orribile E fantastica megera Che trapassi in mezzo agli uomini Come rapida bufera, E che godi, sghignazzando, A toccare il fronte blando Del dormente nëonato Con un dito arroventato? O Follia!... Cupa voragine!... Viver... morti! Esser sepolti.... saperlo!

Si cacciò avanti, ho detto; il sentiero bastava appena per me, ed egli strisciò contro le gambe mie, proprio al momento che io levavo il passo per correr dietro alla mia fuggitiva. Così avvenne che io perdessi l'equilibrio, e mi ritrovassi in acqua prima di aver visto il pericolo. Al tonfo che io feci si volse Galatea, e mise un grido di spavento. Ma il grido non poteva far niente al caso mio.

Molti fedeli comprendono la poesia del grande istante, fissano commossi la sacra particola e più d'uno piange. Il suono delle campane è giunto anche nella sua stanza ed egli si desta. La camera è buia. Maledette campane! è il primo pensiero che gli si affaccia, e poi ricorda, colpito, stupito, ammirato; ed il ricordo gli desta un grande spavento, un infinito disagio. Non è vero! esclama.

Avevo sbagliato i miei calcoli!.. Si aveva un bel dire ai cittadini che avevamo conquistato una bandiera, che la nostra era stata una completa vittoria, che i Prussiani erano lontani chi sa quante miglia, oramai lo spavento si era loro infiltrato nel cuore, oramai vedevano le cose dietro il prisma della paura: poche botteghe si riaprirono; pochissime donne si azzardarono a far capolino dalle finestre; difaccia alla Prefettura e alle Mairie vi erano i soliti capannelli susurroni, insistenti: fu insomma necessario che il Mair facesse battere i tamburi a tutte le cantonate, ed ivi dal banditore annunziare ai Digionesi che potevano andare a letto, e prender sonno tranquilli, poiché i Prussiani erano stati respinti su tutta la linea. Dietro questa confortante pubblicazione, ricominciammo a veder del movimento per le strade; si riaprirono i caffè e la citt

ST. Non so con che corpo, ma conoscevo bene, che io vi avevo molto maggior piacere che col mio marito. DIC. Non ti dava egli orrore e spavento il sapere che egli fusse un demonio. ST. Io non vedevo altro che umana effigie, eccetto i piedi, i quali non mi si offerivano così alla vista come il petto, e come le altre membra. AP. Oh, che aspetto!

Piangeano i paladin con le ragazze: pur cercan l'arme da tutte le bande; son rugginose, verdi e pavonazze, con i prosciutti e simili vivande. Sbucano i topi fuor dalle corazze, che le nidiate avevan fatte drento, tanto che a' paladin mettean spavento.

Don Giacomo si leva, preso da maraviglia e da spavento, incamminandosi verso la porta per ispecolare che nuovit

Gli spari de' fucili gli dettero un vero spavento: che era accaduto? Da anni non s'eran più uditi questi spari di notte; nessun prigioniero avea tentato di fuggire. A un tratto, il soprintendente fu fermato da una guardia, che si precipitava verso di lui. Chi è morto? domandò subito, vedendo la guardia esterrefatta. È morto il numero Trentanove!

La solitudine di quel luogo la gelò di spavento, e tremava perfino all'eco de' propri passi. D'improvviso le parve sentire una voce, e temendo egualmente d'avanzarsi o di retrocedere, rimase immobile, osando appena alzar gli occhi. Le parve che quella voce proferisse lamenti, e venne confermata in quest'idea da un lungo gemito. Credè potesse essere sua zia, e si avanzò verso quella parte.

Nessuno; perchè io non obbedisco a chicchesiasi, fuori di me. Va via di qui, via subito, se non vuoi che ti facciamo frustare fino al sangue. Acquetati, ser papa, chè io non mi spavento di nulla; e stammi ad udire. Il vescovado di Oria è vacante; io sono stanco di una vita randagia e stentata: fammi dunque vescovo d'Oria. Ancora?

Parola Del Giorno

branchetti

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