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Aggiornato: 22 maggio 2025


Immaginate una foresta, e supponete di trovarvi nel più fitto, e di non veder altro che tronchi d'alberi. Così, nella moschea, da qualunque parte uno si volga, lo sguardo si perde tra le colonne. È una foresta di marmo della quale non si scorge la fine. Si seguono collo sguardo ad una ad una le lunghissime file delle colonne che s'incrociano ad ogni passo con altre innumerevoli file, e s'arriva a un fondo semi-oscuro, nel quale par di vedere biancheggiare ancora altre colonne. Son diciannove navate che s'allungano nella direzione dei passi di chi entra, attraversate da altre trentatre, sostenute, fra tutte, da più di novecento colonne di porfido, di diaspro, di breccia, di marmi d'ogni colore. Ogni colonna sorregge un pilastrino, e tra l'una e l'altra s'incurva un arco, e un secondo tra pilastrino e pilastrino, questo sovrapposto al primo, e tutti e due della forma d'un ferro di cavallo; in guisa che, immaginando essere le colonne tanti tronchi d'albero, gli archi rappresentano i rami, e la similitudine della moschea a una foresta è completa. La navata del mezzo, assai più larga che le altre, riesce innanzi alla Maksura, che è la parte più sacra del tempio, dove si adorava il Corano. Qui, dalle finestre del soffitto, scende un pallido raggio di luce che rischiara una fila di colonne; l

Un gran fuoco però di ciocchi d’alberi in quella sera si vedeva acceso in mezzo del solaio, e un gran calderone eravi sovrapposto, tutto pieno d’erbaggi, che doveva servire con poc’altro alla cena. Il fumo, che non aveva l’uscita per entro un camino, ma solo un poco da que’ graticci, si addensava talora intorno alla stanza, sicchè le pareti eran tutte annerite.

È tanto umano! Se io, per esempio, mi esprimo cosí: «Caio accetta la tal correzione che nel codice tale della Iliade una seconda mano ha sovrapposto alla prima. Ma ne risulta un esametro con una sillaba lunga nella tal sede, mentre i computi di Tizio hanno dimostrato che per lo piú Omero evita la lunga in quella sede dell'esametro» : se mi esprimo cosí, tutti capiscono che cosa ho voluto dire; ma tutti capiscono pure che per arrivare a questo ragionamento non c'è bisogno d'una mente galileiana. Ma se io scrivo invece: «La teoria di Caio (Phil. Unt., II, s. 55) che in A 139, m si ha da preferire ad M è dimostrata insostenibile dalla legge, di Tizio, DGR^3. 185»; la gente penser

Sulle carte di visita era impresso uno stemma gentilizio sovrapposto ad una parola enigmatica, che i tre sapienti del villaggio non avevano osato interpretare: Abrakadabra. I biglietti a stampa erano altrettanti boni della banca nazionale del valore di cinquecento franchi cadauno. Le tre lettere determinavano lo scopo e l'indirizzo dell'oblazione. La prima, al curato, per l'obolo di San Pietro;

A mezzo quell'anno, or non rammento più se in giugno o sul cominciare del luglio, m'avvidi che le lettere dei miei corrispondenti in Londra ed erano tra quelli i banchieri per mezzo dei quali mi giungeva la corrispondenza straniera mi venivano tarde di due ore almeno. Concentrandosi dai diversi punti all'uffizio postale generale, le lettere vi ricevono un timbro che accerta l'ora del loro arrivo: la distribuzione a domicilio ha luogo nelle due ore che seguono. Esaminai accuratamente quei timbri e trovai ch'erano generalmente doppî: al primo era sovrapposto un secondo timbro, di due ore più tardo e collocato in modo da celare il primo, e allontanare il sospetto. Bastava per me, non per altri increduli d'ogni violazione di ciò che chiamano lealt

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