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Immaginate una foresta, e supponete di trovarvi nel più fitto, e di non veder altro che tronchi d'alberi. Così, nella moschea, da qualunque parte uno si volga, lo sguardo si perde tra le colonne. È una foresta di marmo della quale non si scorge la fine. Si seguono collo sguardo ad una ad una le lunghissime file delle colonne che s'incrociano ad ogni passo con altre innumerevoli file, e s'arriva a un fondo semi-oscuro, nel quale par di vedere biancheggiare ancora altre colonne. Son diciannove navate che s'allungano nella direzione dei passi di chi entra, attraversate da altre trentatre, sostenute, fra tutte, da più di novecento colonne di porfido, di diaspro, di breccia, di marmi d'ogni colore. Ogni colonna sorregge un pilastrino, e tra l'una e l'altra s'incurva un arco, e un secondo tra pilastrino e pilastrino, questo sovrapposto al primo, e tutti e due della forma d'un ferro di cavallo; in guisa che, immaginando essere le colonne tanti tronchi d'albero, gli archi rappresentano i rami, e la similitudine della moschea a una foresta è completa. La navata del mezzo, assai più larga che le altre, riesce innanzi alla Maksura, che è la parte più sacra del tempio, dove si adorava il Corano. Qui, dalle finestre del soffitto, scende un pallido raggio di luce che rischiara una fila di colonne; l

Visto il palazzo reale, si esce dall'edifizio, si attraversa la piazza e si rientra per la porta principale. Un custode vi si attacca ai panni, attraversate un ampio vestibolo, vi trovate nel cortile dei Re. L

La fanciulla era corsa all'unico balcone, che lasciava entrare una pallida luce nella stanza: al basso, vide muraglie d'antico recinto, giardini abbandonati, grandi alberi da cui si staccavano, portate dal vento, le foglie ingiallite; vide, a qualche distanza, un gruppo di povere case, e fuggir da que' tetti qualche striscia di fumo biancastro; e campi all'ingiro e praterie attraversate da rigagnoli, divise da lunghissime file di salici e di pioppi sfrondati; e di lontano, sopra un cielo cenerognolo, uniforme, disegnarsi le bianche guglie del Duomo.

Fu cortesissimo, ci strinse la mano all'araba, cioè baciandola e portandola al fronte prima e dopo di toccare la nostra, poi ci fece salire per una scala mezzo diroccata, e attraversate un pajo di camere deserte di mobili, ma molto popolate di servi, fummo introdotti nel gran salone dei ricevimenti, dove le finestre erano di puro stile arabo e i divani coperti da damasco giallo tutto a filacci.

Li ricorderai a suo tempo.... ricorderai tutto. La tua espiazione sta per finire, tu hai attraversate undici vite prima di giungere a questa, che è l'ultima. Io ne ho attraversate sette soltanto, e sono gi

La chiesa appartiene all'ordine chiamato gotico, dell'epoca del Rinascimento; è divisa in tre lunghissime navate, attraversate per mezzo da una quarta, la quale separa il coro dall'altar maggiore. Sopra lo spazio compreso tra l'altare e il coro, s'innalza una cupola, formata dalla torre che si vede di sulla piazza.

Finalmente il gatto arrivò a un bel castello, di cui era padrone un orco, il più ricco che si fosse mai veduto; perchè tutte le terre, che il Re aveva attraversate, dipendevano da questo castello. L'orco l'accolse con tutta quella cortesia che può avere un orco; e gli offrì da riposarsi. Verissimo! rispose l'orco bruscamente, e per darvene una prova, mi vedrete diventare un leone.