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Aggiornato: 13 giugno 2025
Con tali pensieri m'addormentai verso il mattino; all'ora che il crepuscolo apporta un po' di calma a chi ha passato la notte agitata. Dapprima divagai in sonni confusi, poi mi parve di vedere chiaramente la contessa Savina ad una finestra bassa d'un palazzo in una strada deserta. Io la contemplavo assorto in estasi, quando mi fe' cenno d'avvicinarmi.
Povero d'ogni ben, fuor di sostegno, Specchio a gli afflitti io menerò l'etate, Ed in odio di me, finchè non vegno A presentarmi a' rai di tua beltate; Ma se non dassi dal superno regno Per un misero cor bando a pietate, Deh! scendi a consolar col tuo sereno Se non le mie vigilie, i sonni almeno.
Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e diserrando, sì soavi, che dal secreto suo quasi ogn’ uom tolsi; fede portai al glorïoso offizio, tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ’ polsi. La meretrice che mai da l’ospizio di Cesare non torse li occhi putti, morte comune e de le corti vizio,
Un sol tempio accoglie L'ossa delle due genti, e a lor confuse Del domato stranier dormon le spoglie. Dormite! Una parola Fremono i vostri sonni; e da le chiuse Ombre di morte una gran luce emerge: Vivono al raggio d'una fiamma sola Le umane anime; ed una Morte le gente aduna, E ne l'onda del Ver tutte le terge. Dormite!
Chi sono io?... Non ti ricordi della signora Aia? Certo che Bebè se ne ricordava, ma i suoi trasporti per la signora Aia erano molto diminuiti. Non lei aveva visto al suo letto durante la breve malattia, bensì Miss Olivia che con la mano le faceva le ombre sul muro, che le raccontava tante belle storie, che le cullava i sonni con una sua dolce canzone.
E 'l tronco: <<Si` col dolce dir m'adeschi, ch'i' non posso tacere; e voi non gravi perch'io un poco a ragionar m'inveschi. Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e diserrando, si` soavi, che dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi: fede portai al glorioso offizio, tanto ch'i' ne perde' li sonni e polsi.
Al destarsi, afferra i due battenti e percuote; ma quando il vicino si dimentica di svegliarlo, egli prolunga i suoi sonni fino al calar del sipario.
Com'ebbi così conchiuso, salutai la contessa, il generale e la signorina Clelia; strinsi la mano a Raimondo, e lusingato del buon esito della mia cura, andai a cacciarmi fra le coltri. Io non amavo, però dormii sonni profondi; e siccome la contentezza di Raimondo si rifletteva nel mio cuore, sognai che avevo una bella, e che la mia bella mi faceva una carezza.
Ma pur le ciglia lagrimose e meste Portai mai sempre; e vaghe piaggie e liete Furonmi lassa a rimirar moleste, Nè da' sonni notturni ebbi quiete; S'a te l'armi d'Amor son manifeste, O mai cadesti a l'invisibil rete, Non mi saprai negar, che non sia forte Di lontananza il duol come la morte.
Sotto i brividi Della rigida tempesta Senti il gelo Che t'invade e che t'indura, Umil conca d'acqua pura Presso il cielo. Pende dal chiodo sul guancial, di grani fitto il rosario della nonna mia: pende e sui sonni miei torbidi o vani l'ombra distende pia: Fanciullo, il tintinnir mi piacque e il lento volger di questa coronina antica; e ancor quando la tocco ancor ne sento uscir la voce amica
Parola Del Giorno
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