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Aggiornato: 2 maggio 2025


Il generale De Sonnaz prima del far del giorno del 24 luglio uscito da Peschiera colle sue genti saputo dell'avvicinarsi degli Austriaci al Mincio, presidiata la terra di Ponti con cinque battaglioni e collocati due cannoni e una compagnia di bersaglieri a Salionze per contrastare al nemico il passaggio del fiume, con la brigata Savoia recavasi a Monzambano; senonchè assalito il presidio di Ponti da forze assai preponderanti, dopo accanita resistenza furono costretti cedere, abbandonando i cannoni per ridursi a Peschiera; anche De Sonnaz vedendo che non avrebbe potuto tenersi a Monzambano con le poche sue forze, cinque volte inferiori a quelle nemiche, dovette abbandonarla per raccogliersi a Volta.

L'esercito piemontese, forte di circa 60 mila uomini, era diviso in due corpi d'armata, il primo era comandato dal generale Eusebio Bava; il secondo dal generale Ettore De Sonnaz; a capo dell'artiglieria era il Duca di Genova, e d'una terza Colonna era comandante il principe ereditario Vittorio Emanuele.

A rendere più memorabile la giornata, Peschiera si era resa alle 2 pomeridiane; e alle 4 il Re lo annunziava all'esercito durante il combattimento. Per facilitare le comunicazioni con la Carniola e con la Carinzia il Re Carlo Alberto credette utile di conquistare la posizione di Rivoli, punto importantissimo per gli austriaci; ne diede ordine al generale De Sonnaz.

Stava a difesa dell'importante posizione il colonnello Zobel con 4 mila uomini. Il generale De Sonnaz il 9 di giugno si metteva in marcia e l'avanguardia piemontese, formata dal battaglione degli studenti, entrata a Cavaion, che trovò sgombra di nemici, proseguiva fino a Costerman ove pernottava ad un'ora di distanza dagli avamposti.

Pochi alberi abbattuti e qualche barricata erano tutte le difese dei Piemontesi sulla sinistra. Non così al centro ove il generale De Sonnaz aveva fatto innalzare un lungo bastionato che legando le colline di Palazzolo con quelle di Sona, chiudeva la gran strada che da Peschiera porta a Verona; quest'opera era difesa dal Duca di Genova e dai Parmensi.

Furono diciotto ufficiali, milleottocento soldati colla loro bandiera quelli che dovettero deporre le armi. Fu un giorno di gloria! ma era destino fosse foriero di ben dolorose sventure! Il 25 luglio Carlo Alberto ordinava alle sue truppe d'impadronirsi di Monzambano e di Borghetto alfine di ricongiungersi al De Sonnaz.

Il maresciallo Radetzky dopo questa battaglia che gli era costata numerose perdite si preparava a valicare il Mincio per impedire a De Sonnaz di ricongiungersi col resto dell'Esercito; intanto Carlo Alberto ordinava i suoi per assalire il nemico e cacciarlo dalle posizioni di Custoza, Sommacampagna e Staffalo, ributtarlo contro il Mincio e togliergli la ritirata su Verona.

In questo combattimento anche le brave truppe piemontesi comandate dal valoroso De Sonnaz ebbero la loro parte di gloria. Il 4 di giugno a Magenta e a Ponte Vecchio si decideva delle sorti di quella memoranda giornata. Avanti e dentro Magenta il combattimento fu accanito oltre ogni credere.

Il giorno appresso il generale De Sonnaz con un ardito colpo di mano sloggiava gli austriaci da Monzambano ed alle 5 pomeridiane i Piemontesi erano padroni di quelle posizioni. Contemporaneamente il Colonnello comandante il reggimento Savoia entrava in Borghetto alla destra di Monzambano in faccia a Valeggio, ove i nostri entravano il giorno appresso.

A questi combattimenti seguirono quelli di Pastrengo e di Santa Lucia. I nostri guidati dal Generale De Sonnaz, cacciati gli austriaci dai colli di Costiera, Cassetta e Fratelli furono, in breve ai piedi di Pastrengo.

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