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Aggiornato: 20 giugno 2025


E ’l duca che mi vide tanto atteso, disse: «Dentro dai fuochi son li spirti; catun si fascia di quel ch’elli è inceso». «Maestro mio», rispuos’ io, «per udirti son io più certo; ma gi

Precisamente come quell'altro di cui parlava il giornale quindici giorni sono... Anzi, mi ricordo che son io che glie ne ho dato da leggere la pietosa novella, la quale gli fece tanta impressione che volle gli lasciassi quel foglio... che poi non mi ha più restituito. È certo, disse uno, che da qualche tempo egli aveva un'aria affatto sconvolta.

, Felicino, pur troppo; il figlio della luna, il cugino del sole, s'è maledettamente annoiato. Male! io mi son divertito. È vero che le spese non le ho fatte io, e piacere che non sente il rame è pretto piacere. Che ottima cena! Viva te, Roberto primo ed unico della tua dinastia! Viva il tuo vino, i tuoi tartufi! e le tue bajadere. Che vispe ragazze!

20 ottobre. Questi sono i giorni in cui io ho tanto pensato a Te. A Limbiate c'è una ragazza bionda, gentile, pallida che di sera somiglia a Te: son gi

PEDOFILO. Altre ne ho dette, altre ne restano a dire: però vi conchiudo che il matrimonio sará impossibile a riuscire. SINESIO. Avertite che le cagioni che mi spingono a pregarvene sono che non accaggia alcun scandalo fra la vostra casa e la mia. PEDOFILO. Avertite voi bene alla vostra casa, ch'io son sicuro che alla mia non sia per accadervene alcuno.

<<Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d'abisso cosi` rotte? o e` mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?>>. Lo duca mio allor mi die` di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fe' le gambe e 'l ciglio.

Tu mi stillasti, con lo stillar suo, ne la pistola poi; si` ch'io son pieno, e in altrui vostra pioggia repluo>>. Mentr' io diceva, dentro al vivo seno di quello incendio tremolava un lampo subito e spesso a guisa di baleno. Indi spiro`: <<L'amore ond'io avvampo ancor ver' la virtu` che mi seguette infin la palma e a l'uscir del campo,

Egli raccolse in fretta gli amici a manipolo, e destro come un giocoliere, li fece scorrere in un cassetto dello scrittoio, che tosto richiuse, in quella che per pigliar tempo, domandava con voce melliflua: Chi è? Son io, Salati. Ah, il nostro dottore! disse il Salati, aprendo l'uscio al compare Collini. Appunto vi aspettavo, per chiudere il banco. Orbene? entrò subito a dimandargli il dottore.

Tu i detti miei non senti Forse!... per ritrovarti io son venuta, Ma la pallida coltre è diaccia e muta A le lacrime ardenti!...

Molti son li animali a cui s’ammoglia, e più saranno ancora, infin che ’l veltro verr

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