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Aggiornato: 16 maggio 2025
Ella avendo a' sospir le labbra aperte Dal nobil cor tale risposta porse: Che per lo sangue mio fosser sofferte Viltati indegne il Sole unqua non scorse, Nè soffrirò, che per innanzi ei scorga, Ch'a vil catena queste braccia io porga.
Io mi lamentava che tu m'avessi dimenticata nel fondo delle sciagure, e non era: no, non m'avevi abbandonata. Che mi fanno ora i martirj? O principe, più non mi lagno, più: soffrirò che che spasimi volete; tacerò: raddoppiate pure, raffinate i tormenti miei; se essi sono salvi, più non mi cale della mia vita».
Sì, ma spero non mi prenderete per un ladro o qualche malfattore travestito, sorpreso dalle guardie: chi mi seguiva è un mio nemico ed io avevo le mie buone ragioni per non cadere nelle sue mani. Poi cambiando vivamente discorso: Mi dispiace darvi incomodo aggiunse voi forse stavate per recarvi al riposo. È vero, ma se starò alzata un'ora di più, non ne soffrirò.
Ma il padre, insistendo benevolmente, s'avanzò nella camera. Non ne soffrirò... sta tranquilla... Come volevi che non venissi, sentendoti chiamare ajuto?... Ma dimmi, che cosa è stato? Nulla, nulla; ripetè Matilde. Un sogno... un cattivo sogno... Svegliatami in sussulto, ho gridato senza saper bene io stessa... Il Danz
PANURGO. Purché il padrone sia ben servito, soffrirò ogni cosa con pazienza. GERASTO. Serai appiccato come meriti. PANURGO. Viverò almeno eterno. GERASTO. Purché il boia ti scavezzi il collo, io non mi curo che vivi eterno. PANURGO. Di questa morte molto me ne glorio e vanto. GERASTO. Te ne vanterai nell'inferno fra gli dannati tuoi pari.
E si` come al salir di prima sera comincian per lo ciel nove parvenze, si` che la vista pare e non par vera, parvemi li` novelle sussistenze cominciare a vedere, e fare un giro di fuor da l'altre due circunferenze. Oh vero sfavillar del Santo Spiro! come si fece subito e candente a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!
Ora son decisa; non v'ha forza sulla terra che possa costringermivici, e non soffrirò con calma tanti mal trattamenti; gli dirò tutto ciò che merita, a dispetto delle sue minacce e della sua ferocia.» Emilia profittò di un momento di silenzio per dirle: «Cara zia, voi non fareste che irritarlo senza necessit
Alla vista di don Francesco ella vacillò; ma l'odio, quel sentimento, che soverchiava tutti gli altri nel suo cuore, ridestò il suo ardire. Come? gli disse con alterigia, voi qui? in questa casa, dopo averne ucciso il padrone? È troppo, e non lo soffrirò. Infame! rispose il duca, mentre rinchiudeva l'uscio. E senz'altro: La vostra complice è morta! La mia complice! che volete dire?
PANURGO. Sono in vostro potere, fate di me quel che vi piace; e se questo vi par poco, giungetevi altrotanto, ch'io soffrirò ogni supplicio. Ma di grazia, ditemi, di che vi dolete di me? GERASTO. Come! di che mi doglio di te?
Una volta fra noi non ci tradivamo. Aspetterò... spererò... soffrirò in silenzio; ma deh! Marzio, torna presto se vuoi trovarmi vivo... ho fame... ho freddo... la sete mi consuma.
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