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Aggiornato: 9 agosto 2024


Non si è mai visto uno smalto simile. Il forno è acceso!... Che caldo! Soffoco! Tutti i rubinetti! Fatemeli schizzare addosso... Li ho messi in opera io... Dite al Sindaco che voglio tutta l'acqua per me... altrimenti... ecco... li schianto a uno a uno! Così! Così!

Chiuse gli occhi e li riaprì più scintillanti di prima fissando in istrana guisa Notis: Io soffoco dall'ira e muoio di sete, ma ho sete di sangue, diss'ella con selvaggio trasporto. Dimmi dov'è questa mia rivale, ond'io vada a strapparle il cuore colle mie unghie; dimmi dovo posso vederla. Mi sentirei capace di avvelenarla col solo mio sguardo! Calma, Elenka, disse Notis.

T'inganni mi rispose con un filo di voce l'emozione, la stanchezza forse io non sono molto forte soggiunse sorridendo. Una specie di rantolo soffocò un'altra volta la sua voce; gli occhi suoi mi guardarono implorando il mio ajuto; poi si chiusero lentamente. Il grido della disperazione partì spento dal mio petto, come un baleno stanco traverso il fitto delle nuvole.

Una voglia amara di pungere l'assalì, la soffocò: ma seppe coll'aiuto materiale delle mani che stringeva alla bocca reprimere questa debolezza. No: non avrebbe pianto mai...

Impossibile. Osservatemi come sono cangiato. La mia vita è un letto di aculeo. Dovunque io mi giri, gli è tenebre. Dovunque io mi proponga abbordare, gli è l'onta, il delitto o la morte. Non oso più escire, ed ò paura di restare a casa. Se veggo un fanciullo nelle vie, il singhiozzo, il soffoco mi prendono. Se incontro una coppia felice, le lagrime inondano gli occhi miei. Io trovo uno scherno in tutti gli accenti. Ogni parola mi sembra un'allusione. Si direbbe che una mano invisibile scriva le mie colpe sulla mia fronte, e che ciascuno ve le legga. I miei colleghi mi squadrano singolarmente. Morella non mi discaccia neppur più; io non esisto più per lei! Sono andato al teatro, pensando distrarmi; ò creduto riconoscere che mi avevano messo in iscena. Sono andato al ballo della mezza-quaresima; una maschera si è avvicinata e mi

Un nodo di pianto la soffocò. Sai tu perché mi dispiace di morire? Perché muoio senza che tu sappia quanto t'ho amato.... quanto t'ho amato dopo, specialmente.... Ah che castigo! Meritavo questa fine? Ella si nascose la faccia tra le mani. Ma subito si scoperse. Mi fissò, pallidissima. Pareva che un'idea più terribile ancora l'avesse fulminata.

Alla fine del secondo per fortuna ingravidossi; dico per fortuna, perchè da quest'istante in poi le crisi erotiche più non si manifestarono. Diede alla luce una bella bambina. L'amor materno soffocò qualunque altro sentimento. Essa vive ritiratissima, riponendo tutte le sue gioie, i suoi affetti, le sue speranze nella sua creaturina, che ama profondamente.

Ma come ancora, nell’accomodarsi, faceva strepito, l’uomo con un moto rapido la serrò nel pugno, con una stretta la soffocò.

Parola Del Giorno

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