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Aggiornato: 10 giugno 2025
Anche per lui c'era la nuvoletta nell'aria. Non gli aveva lasciato intendere il re di sospettarlo troppo legato ai suoi nemici? Certo, il viaggio di Siviglia poteva dare argomento a sospetti. Ma quel viaggio si poteva anche spiegare. Egli era andato laggiù per vedere una dama, e le ragioni del cercato colloquio erano tutte confessabili. Non era gi
Un debito di amicizia e di gratitudine mi aveva consigliato il giro largo a Segovia; ma dovevo correre a Siviglia per certi negozi, che non volevano indugio più lungo. Genuensis, ergo mercator; soggiunse egli sorridendo, per modo di conclusione. Sappiamo, sappiamo; disse il re, accennando una scranna, ed invitandolo con gesto benigno a sedergli vicino. E siete ritornato, e vi terremo, non è vero?
La mia prima occupazione, appena rimasto solo, fu di osservare la casa nella quale ero ospitato; e veramente la casa d'un Ministro europeo in Africa, d'un Ministro, in specie, che si prepara ad un viaggio nell'interno, è degna d'osservazione. L'edificio, per sè stesso, non ha nulla di straordinario: di fuori è bianco e nudo, ha un giardinetto davanti, un piccolo cortile nell'interno, e nel cortile quattro colonne sulle quali s'appoggia una galleria coperta che gira tutt'intorno all'altezza del primo piano. È una casa signorile di Cadice o di Siviglia. Ma la gente, la vita di questa casa mi riuscì affatto nuova. Governante e cuoco, piemontesi; una serva mora di Tangeri ed una negra del Sudan, coi piedi nudi; camerieri e stallieri arabi vestiti di grandi camicie bianche; guardie consolari, con fez, caffettano rosso e pugnale; tutta questa gente in moto per tutta la giornata. Poi, a certe ore, un andirivieni di operai ebrei, di facchini neri, d'interpreti, di soldati del Pasci
Lascio da un lato i passeggi, le piazze, le porte, le biblioteche, i palazzi pubblici, le case dei grandi, i giardini, le chiese; ristringendomi a dire che, dopo aver girato per parecchi giorni dal levar del sole al tramonto, dovetti partire da Siviglia col peso di molti rimorsi sulla coscienza. Non sapevo più dove battere il capo.
"È il numero quindici: e con questo?" "Oh! cospetto," esclamò allora il mio amabile cicerone: «Numero quindici, A mano manca!» "La bottega del Barbiere di Siviglia!" gridai.
E Socorrito, fiore di Siviglia, con i suoi occhi neri e calmi, fatti a mandorla, belli come l’indifferenza, mi guardò, sorrise, disse di sì. Non volevo mostrarmi a fianco della Sevillana, in quelle sale medesime ove ogni giorno ero solito venire in compagnia di Madlen Green. Rientrai. Madlen giocava; era in piena disdetta; Lord Pepe aveva una faccia lugubre.
Quindi levati gli occhi al ritratto della madre di Lorenzo, le scoccò un bacio colla punta delle dita, e disparve. Chi è mai quest'importuno? chiese a sè stesso Lorenzo, imitando senza avvedersene il conte Almaviva nella prima scena del Barbiere di Siviglia. E si mosse, per andare nel salottino. Nel quale si dimostra come da buona pianta abbia a venir sempre buon frutto.
Il giorno fissato per la partenza mi arrivò addosso inaspettato. È strano: io non ricordo quasi nulla dei particolari della mia vita a Siviglia; è un gran che se so dire a me stesso dove desinai, di che cosa parlai col Console, come passai le serate, perchè stabilii di partire quel dato giorno; ero assente da me stesso; vivevo, se posso così esprimermi, fuori di me; fui per tutto il tempo che rimasi in quella citt
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