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Aggiornato: 22 giugno 2025
Osservandola minutamente, nei momenti che essa non poteva vederlo, Silvio si persuadeva che Maria era belloccia, buona, intelligente, operosa, ma non poteva dissimularsi che era incompleta, le mancava l’istruzione indispensabile a chi deve vivere in societ
Durante il pranzo Silvio rese conto delle presentazioni della cuginetta, e degli ottimi consigli che gli aveva dati sulle varie qualit
Silvio pelò il pomo, ne tagliò quattro spicchi, ne infilò uno nella lama e glielo offerse. Essa che aveva divorato il suo pomo, gradì anche l’altra parte e se la mangiò tranquillamente. Poi rifrugò nelle tasche, e tirò fuori un cartoccio di biscottini, e si misero a sgranocchiarli.
Sono memorie indelebili che valgono cent’anni di vita, rinforzano le membra infiacchite dei vecchi, infondono vigore alla gioventù, fanno obliare le amarezze, le umiliazioni, i dolori del servaggio. Gervasio dimenticava i lunghi anni d’esilio, e conduceva il suo Silvio a visitare Venezia, colla devozione d’un pellegrino cristiano in Terra Santa.
A queste parole, Silvio si scosse dal letargo nel quale lo aveva gettato la febbre, e disse:
Frattanto la buona Maddalena metteva in assetto le camere destinate al suo Gervasio, e a Silvio, che amava tanto senza averlo veduto mai altro che in fotografia, e raccoglieva con materna sollecitudine tutte quelle cose che potevano tornare gradite ad entrambi, per la memoria del passato e le tradizioni di famiglia.
Tutte quelle scene le vuotavano lo stomaco, e sentiva il bisogno di rintonarsi le forze. Incominciata la convalescenza, gli amici di Silvio venivano a vederlo, e a fargli un po’ di compagnia; la signora Metilde faceva la sua comparsa in gran lutto, e prendeva parte alla conversazione. Quei giovinotti, quando uscivano dalla casa, si comunicavano le loro impressioni.
Ma quando vide entrare quella figura tutta sciupata le vesti, e ricoperta di fango, egli mandò un grido di terrore, credette d’essere caduto nell’inganno, e non voleva persuadersi che fosse Silvio Bonifazio.
In quei momenti, in quei siti Silvio e Metilde s’intendevano con uno sguardo, col tocco della punta d’un piede, e si sentivano beati d’essere insieme, senza rompere un silenzio tanto eloquente alle loro sensazioni.
Passati dieci mesi venne alla luce un bel maschio, che per comune consenso dei due nonni fu battezzato col nome di Silvio, in segno di simpatia verso l’amico carbonaro, che fu prigioniero allo Spielberg, e di protesta contro il dominio straniero.
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