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Aggiornato: 22 giugno 2025
Lo invitarono alla villa ove avrebbe potuto soddisfare i suoi gusti di cacciatore, ove sua cugina Maddalena desiderava vivamente di vederlo. Egli promise che avrebbe chiesto una licenza di qualche giorno, e con questa bella promessa il padre ed il figlio ritornarono a casa. Maria aspettava ansiosamente il cugino Silvio per metterlo al corrente delle abitudini di famiglia.
Silvio cercava invano di distrarre la sua sposa, conducendola in carrozza sulle rive del Sile o della Piave; essa preferiva recarsi a Treviso per mettere in mostra i cappellini e i vestiti, e fare invidia alle provinciali colla sua eleganza. Nei giorni piovosi trovava la campagna insopportabile, e non poteva comprendere come si potesse restarvi l’inverno senza morire di noia. Il tedio della solitudine la rendeva acre e mordace; si burlava collo sposo della dabbenaggine dei contadini, della goffaggine degli amici di casa, canzonava la semplicit
Silvio sperava che il maestro s’ingannasse, aveva proprio voglia di trascinare l’avversario sul terreno; si sentiva ben disposto tanto ad ucciderlo che a morire, e attendeva con impazienza il suo destino. Ma il maestro aveva ragione.
Silvio trovava la sua casa più piccola, le stanze più basse e anguste, i mobili vecchi e di cattivo gusto, le battaglie di Napoleone ridicole, i ritratti dell’imperatore e dei suoi generali manierati come tante teste di legno, il parco troppo trascurato. E la bella Maria?... oh povera Maria, quale sorpresa!...
Silvio diede una sghignazzata solenne, prodottagli dalla logica del maestro. Ma vedendo che era uscito dalla questione che lo interessava maggiormente, e che non avrebbe potuto saperne di più sul conto d’Andrea, prese congedo dal maestro, il quale restando sempre serio, lo accompagnò fino alla porta, gli strinse amichevolmente la mano, e si ritirò.
I nuovi arrivati eran Silvio e la sua Camilla. Il nostro cacciatore, dopo che la banda decise d'abbandonare la campagna Romana per passare a tramontana della Metropoli, volle dare un ultimo addio all'infelice sua donna che egli non poteva ristarsi dall'amare.
Anch'egli era uno di coloro che portavan nell'anima l'impronta del romano antico e su cui il compagno poteva fidare come sul proprio ferro. "I nostri sono al loro posto. Li ho rimpiattati", disse Silvio, "tra le gambe dei cavalli di granito. Saranno pronti al primo cenno". "Bene" rispose Attilio.
Attilio fuori di sé alzava la voce oltre misura, onde Silvio più pacato gli disse: "Parla sommesso, fratello! Tu sai come siamo perseguiti e non è difficile che nei dintorni di questa casa vi sieno sgherri appiattati. Qui gi
Un cappellino capriccioso sopra una testa bionda, fece evaporare immediatamente tutta la tristezza dal cervello di Silvio. Addio pensieri malinconici, addio progetti di severa resipiscenza.
Il vecchio precettore provò somma consolazione di riconoscere in Silvio un giovinotto che aveva compiuti gli studi ginnasiali, e che si destinava ad entrare in liceo.
Parola Del Giorno
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