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Aggiornato: 7 giugno 2025
Al fine de le sue parole il ladro le mani alzò con amendue le fiche, gridando: «Togli, Dio, ch’a te le squadro!». Da indi in qua mi fuor le serpi amiche, perch’ una li s’avvolse allora al collo, come dicesse ‘Non vo’ che più diche’; e un’altra a le braccia, e rilegollo, ribadendo sé stessa sì dinanzi, che non potea con esse dare un crollo.
ne' tante pestilenzie ne' si` ree mostro` gia` mai con tutta l'Etiopia ne' con cio` che di sopra al Mar Rosso ee. Tra questa cruda e tristissima copia correan genti nude e spaventate, sanza sperar pertugio o elitropia: con serpi le man dietro avean legate; quelle ficcavan per le ren la coda e 'l capo, ed eran dinanzi aggroppate.
47 Mill'occhi in capo avea senza palpèbre; non può serrarli, e non credo che dorma: non men che gli occhi, avea l'orecchie crebre; avea in loco de crin serpi a gran torma. Fuor de le diaboliche tenèbre nel mondo uscì la spaventevol forma. Un fiero e maggior serpe ha per la coda, che pel petto si gira e che l'annoda.
E mentre per non tradirsi si allontanava a precipizio, combattuta da passioni diverse mormorava: Sfacciata! E nemmeno si rattiene da palesare la propria vergogna. Signore! Ma tu veramente comandi di allevare le serpi che ci mordono il cuore?
E le confesso che provo una certa soggezione, non so che apprensione, nel ravviarla, tanto certe volte mi par di mettere le mani nella sua doglia viva. La Rondine. Ah, vivi son di certo i suoi capelli come se si rammentassero d’essere stati serpi... La Salvestra. Serpi? La Rondine. Serpicine senza denti, Salvestra, biscioline senza capo né coda, che non fanno nessun male.
Sempre solea le serpi favorire; che per insegna il sangue suo le porta in memoria ch'uscì sua prima gente de' denti seminati di serpente. 80 e disse e fece col villano in guisa che, suo mal grado, abbandonò l'impresa; sì che da lui non fu la serpe uccisa, né più cercata, né altrimenti offesa.
Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: ben dovrebb'esser la tua man piu` pia, se state fossimo anime di serpi>>. Come d'un stizzo verde ch'arso sia da l'un de'capi, che da l'altro geme e cigola per vento che va via, si` de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue; ond'io lasciai la cima cadere, e stetti come l'uom che teme.
Io, poi, vestito ordinariamente di tela, con un cappellaccio di sparto che ha la falda rialzata sulla nuca e tirata giù sul naso, con una mazza di nocciuolo, tagliata da me, e più lunga di quelle che usavano i Babilonesi (qui è utilissima per tener distanti i buoi e per mettere in fuga le serpi), non sono un figurino da far bella mostra in societ
Era la prima volta che accadeva al Vharè di fare un viaggio per celebrare la festa dello Statuto e per assistere ad un concerto di beneficenza. Egli, per altro, quantunque fosse il primo a riderne in cuor suo, godeva assai tutte quelle sensazioni intime e misteriose: gli pareva di ritornare giovine e di ricominciar allora la vita con una nuova provvista di poesia. La diva, infatti, che si era accorta del suo raffreddamento, aveva accettata una scrittura per l'estero, e Giacomo ne sentì più sollievo che dispiacere; le cose lunghe diventano serpi, e quell'amore filarmonico durava da tre anni, il che vuol dire nove stagioni d'opera all'incirca, e col repertorio limitato del contratto, egli ormai aveva fatto un'indigestione di Preziosille e di Azucene!... Poi la nuova passioncella di Giacomo era piena di tirannie gelose e prepotenti. L'amore schietto, sincero, che gli si donava con prodigalit
Maurizio rideva, partecipando con tutta l'anima a quei giuochi infantili della divina creatura. Ma non c'era sempre da ridere. Quello stesso giorno, ad esempio, volendo forse prender consiglio dagli uccellini, Gisella s'inerpicava sulle alture, alla volta dei ginepri. Lassù, presso un cespuglio, aveva veduto due serpi avviticchiate, che davano sembianza del caducèo di Mercurio. Si era avvicinata, al solito, da vera figlia d'Eva, con molta curiosit
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