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Aggiornato: 11 giugno 2025
Il giorno mio sen va verso l'occaso e son sepolti in tenebrosa notte i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. Sorgi sol del mio sol sola sembianza. Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma, perché 'l superno chiostro intorno splenda di mille ardori, non però ritorna il giorno al mondo infin che non ritorni tu, la cui luce ogni altra luce asconde. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
«Templum est super cloaca aedificatum». SEN. Piú bello, altero, candido e vivace nullo animal di questo vidi mai; tanto mi piacque allora, che 'l fugace e timido desio presto frenai, volgendol tutto ove sperava pace in duo begli occhi, anzi potenti rai, ch'umilemente alzati sol d'un cenno quanto temea davanti obliar mi fenno. «Bona domus, malus hospes». SOCR.
Io vidi piu` di mille in su le porte da ciel piovuti, che stizzosamente dicean: <<Chi e` costui che sanza morte va per lo regno de la morta gente?>>. E 'l savio mio maestro fece segno di voler lor parlar segretamente. Allor chiusero un poco il gran disdegno, e disser: <<Vien tu solo, e quei sen vada, che si` ardito intro` per questo regno.
Io vidi più di mille in su le porte da ciel piovuti, che stizzosamente dicean: «Chi è costui che sanza morte va per lo regno de la morta gente?». E ’l savio mio maestro fece segno di voler lor parlar segretamente. Allor chiusero un poco il gran disdegno e disser: «Vien tu solo, e quei sen vada che sì ardito intrò per questo regno.
¹²³ 21 Ag. 1770. Il «Senatore Romagnuolo pel Senato battezza la figlia del Sen. Carcamo, e d
Così veloce ad Ottoman sen riede, E col bel guardo di mestizia pieno Fiso il rimira, e gli si getta al piede, E vinta di dolor quasi vien meno: Egli in foco sen va come la vede, L'alza da terra, e la si stringe al seno, E stan gemendo, e palpitando alquanto; Sultana alfine apre le porte al pianto;
Onde io quì venni: ed, o Bostange, oh quanto Per noi raccolgo suscitarsi affanno! Come estinto rimansi il nostro vanto! In fumo i nostri onor come sen vanno! Giorno eterno di duol, giorno di pianto, Giorno dove il morir fia 'l minor danno; E tu pur chiedi, se mia piaga è forte? Avessemi ella gi
Nè fama intanto d'Ottomano oscura Fra' Turchi a susurrar batte le penne, Ma de la morte sua certa e sicura Verso Bostange un messaggier sen venne; Al primo suon de la novella dura Ebbe tanto dolor, ch'ei nol sostenne; Poi fassi franco, e ne la pena immensa Come schernir tanta miseria pensa.
Indi per foschi nembi, atro sentiero, La simulata imagine sen vola, Come per soffio d'aquilon leggiero Ratto a lo sguardo altrui nube s'invola; Ma la donna real, ch'entro 'l pensiero De la finta nudrice ha la parola, Speme avvivando, si rinfranca, e move A far co' preghi suoi l'ultime prove. Lascia le piume, ed abbandona ogni arte.
Tacendo divenimmo la` 've spiccia fuor de la selva un picciol fiumicello, lo cui rossore ancor mi raccapriccia. Quale del Bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici, tal per la rena giu` sen giva quello. Lo fondo suo e ambo le pendici fatt'era 'n pietra, e margini dallato; per ch'io m'accorsi che 'l passo era lici.
Parola Del Giorno
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