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Aggiornato: 29 luglio 2025
«Sanza vostra domanda io vi confesso che questo è corpo uman che voi vedete; per che ’l lume del sole in terra è fesso. Non vi maravigliate, ma credete che non sanza virtù che da ciel vegna cerchi di soverchiar questa parete». Così ’l maestro; e quella gente degna «Tornate», disse, «intrate innanzi dunque», coi dossi de le man faccendo insegna.
e Bëatrice disse: «Ecco le schiere del trïunfo di Cristo e tutto ’l frutto ricolto del girar di queste spere!». Pariemi che ’l suo viso ardesse tutto, e li occhi avea di letizia sì pieni, che passarmen convien sanza costrutto. Quale ne’ plenilunïi sereni Trivïa ride tra le ninfe etterne che dipingon lo ciel per tutti i seni,
Forma e materia, congiunte e purette, usciro ad esser che non avia fallo, come d'arco tricordo tre saette. E come in vetro, in ambra o in cristallo raggio resplende si`, che dal venire a l'esser tutto non e` intervallo, cosi` 'l triforme effetto del suo sire ne l'esser suo raggio` insieme tutto sanza distinzione in essordire.
È in ordine il forzieri? FESSENIO. Tutto. E vi starai drento sanza snodarti pure un capello, pur che bene vi ti acconci drento. CALANDRO. Meglio del mondo! Ma dimmi una cosa ch'io non so. FESSENIO. Che? CALANDRO. Arò io a stare nel forziero desto o adormentato? FESSENIO. Oh salatissimo quesito! Come desto o adormentato?
Mossimi; e 'l duca mio si mosse per li luoghi spediti pur lungo la roccia, come si va per muro stretto a' merli; che' la gente che fonde a goccia a goccia per li occhi il mal che tutto 'l mondo occupa, da l'altra parte in fuor troppo s'approccia. Maladetta sie tu, antica lupa, che piu` che tutte l'altre bestie hai preda per la tua fame sanza fine cupa!
vid'io cosi` piu` turbe di splendori, folgorate di su` da raggi ardenti, sanza veder principio di folgori. O benigna vertu` che si` li 'mprenti, su` t'essaltasti, per largirmi loco a li occhi li` che non t'eran possenti. Il nome del bel fior ch'io sempre invoco e mane e sera, tutto mi ristrinse l'animo ad avvisar lo maggior foco;
«Omai convien che tu così ti spoltre», disse ’l maestro; «ché, seggendo in piuma, in fama non si vien, né sotto coltre; sanza la qual chi sua vita consuma, cotal vestigio in terra di sé lascia, qual fummo in aere e in acqua la schiuma. E però leva sù; vinci l’ambascia con l’animo che vince ogne battaglia, se col suo grave corpo non s’accascia.
Mel so. FANNIO. Vestita come tu. LIDIO femina. E poi? FANNIO. Quando seco in camera sarai, fingi avermi a dire qualche cosa e fuor di camera vieni. Tu resterai di fuori in loco mio, nota, ed io in tuo scambio entrerò in camera: ove essa, sanza barba trovandomi, al buio non discernerá chi si sia, o tu o io.
E questo ti sia sempre piombo a' piedi, per farti mover lento com'uom lasso e al si` e al no che tu non vedi: che' quelli e` tra li stolti bene a basso, che sanza distinzione afferma e nega ne l'un cosi` come ne l'altro passo; perch'elli 'ncontra che piu` volte piega l'oppinion corrente in falsa parte, e poi l'affetto l'intelletto lega.
Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi sù nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi sù levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da sé li etterni rai. Da quella regïon che più sù tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,
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