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RONCA. E come cavalli di buona razza ne portiamo i segni alle spalle, con bolle e patenti espedite a gloria del mestier nostro.

ALBUMAZAR. Andaremo a spasso per mezza ora; poi tornate, aprite la camera e trovarete il vostro vignarolo trasformato in tutto; e poi verrò per la promessa per la catena. PANDOLFO. Cosí faremo. ALBUMAZAR. Ronchilio, Gramigna, Arpione, uscite qui fuori. RONCA. Eccoci, che volete? ALBUMAZAR. Giá abbiamo conseguito quanto desiavamo: resta poca cosa a complire.

RONCA. Ed io ne ho aúto parte degli onori, che fui fatto re di Cartagine, con la corona in testa circondando la cittá a cavallo, con riputazione a suon di trombe, con giubilo de' figliuoli e con allegrezza e concorso di tutto il popolo, non mancando chi mi scacciava le mosche dalle spalle.

RONCA. Quando venni a casa vostra per restituirli, vi venne la nuova del vostro naufragio: e non potendo restituirli a voi, avea constituito conservargli al suo ritorno. Ma poiché sète tornato sano e salvo, eccoli, ché dubito ne abbiate bisogno. VIGNAROLO. Come, che ne avrò bisogno! RONCA. Vi ringrazio della cortesia; mi raccomando a voi.

RONCA. Questa volta i discepoli hanno saputo piú che il maestro: noi giovani t'insegniamo a te che sei vecchio d'anni e d'inganni. ASTROLOGO. Mi date licenza che vi dica una parola? RONCA. Dinne cento, ché noi siamo piú tuoi che tu del diavolo. ASTROLOGO. Questa vostra impietá mi fará divenir uomo da bene. ARPIONE. Non può essere che tu facci tanto torto alla forca che ti aspetta.

ARPIONE. Sarò io cosí assassinato da voi? CRICCA. Ah, di grazia, signor Albumazzaro! ALBUMAZAR. Non te lo dissi io? RONCA. Non ti lasciarò mai se non ti farò passare il cuor di mille punture. ARPIONE. In mezzo la strada, di giorno, assassinio grande! RONCA. Tu non scapperai vivo dalle mie mani. ARPIONE. A me questa, eh? CRICCA. Misericordia misericordia!

RONCA. Fuggi quanto vuoi, ché noi ti giungeremo, traditoraccio. CRICCA. Oh oh! PANDOLFO. Cricca, che hai che gridi cosí forte? CRICCA. Son morto, non mi date piú, son morto giá! PANDOLFO. Come sei morto se tu parli? CRICCA. Poco ci manca a morire, ci è rimasto un poco di spirito. PANDOLFO. Che hai?

RONCA. Ma, per essere stato nostro maestro, vogliamo farti una caritá, darti tanto che compri un braccio di fune per strangolarti; over ponti la via tra piedi e scampa. ASTROLOGO. Bisogna pur che io me ne vada con Dio. ARPIONE. Se non ti par poco, va' con il diavolo ancora. ASTROLOGO. Ricordatevi della burla che mi avete fatto. RONCA. Ricordatene pur tu a cui si appartiene.

RONCA. Attendete a far bene voi la parte vostra, ché da noi vedrai effetti che avanzaranno la tua stima. ALBUMAZAR. Eccolo che viene. Arpione, discostati, ascolta ciò che dice e riferiscimelo; Gramigna, trattienti su la porta e vedi narrargli qualche miracolo de' miei, perché io me ne entro. PANDOLFO vecchio, CRICCA servo, GRAMIGNA.

RONCA. Veramente confessiamo, con importanti e gloriosi ricordi noi non esser indegni discepoli di un tanto maestro; e per segno, nel tribunale della ladreria non abbiamo mai avuto una sentenzia contra.