Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 4 giugno 2025
Accumular prodigii Potria certo il Signor, ma senza questi Pur con sue leggi solite Sana e protegge chi a ben far si desti. Il penitente popolo Dopo le preci meno ismorto riede, E più costante esercita Sua carit
75 Tosto che fuor del ponte i guerrier vede uscire insieme o con poco intervallo, si volge a pigliar campo, e di poi riede cacciando a tutta briglia il buon cavallo, e la lancia arrestando, che le diede il suo cugin, che non si corre in fallo, che fuor di sella è forza che trabocchi, se fosse Marte, ogni guerrier che tocchi.
Dentro la porta il gran gigante passa: Ruggier gli è appresso, e di seguir non lassa. 18 Tosto che pon dentro alla soglia il piede, per la gran corte e per le logge mira; né più il gigante né la donna vede, e gli occhi indarno or quinci or quindi aggira. Di su di giù va molte volte e riede; né gli succede mai quel che desira: né si sa imaginar dove sì tosto con la donna il fellon si sia nascosto.
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede, e cede la memoria a tanto oltraggio. Qual è colüi che sognando vede, che dopo ’l sogno la passione impressa rimane, e l’altro a la mente non riede, cotal son io, ché quasi tutta cessa mia visïone, e ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa.
Immantenente ecco Astragor sen riede Ed ha seco valor d'erbe possenti, E ne cosparge la percossa, e cede Ratto l'acerbit
Di tanti indugi suoi punge più strano Timor Sultana, e lo sperar le vieta: Non è, dicea, ch'ella non torni, in vano; Non si cela ad altrui ventura lieta; Quinci nel biondo crin la bianca mano Sospinge, e l'alma in nulla parte acqueta; Al fin alto gridò: perchè non riede, Io pur vedrollo; indi moveva il piede.
Quale in campagna cacciator, che infesta Per belle corna capriol ramoso, Pieno di disconforto i passi arresta Se d'occhio il perde infra le selve ascoso; Cotal sen riede a la gentil foresta Sul caso occorso il Cavalier pensoso; Ma rigonfiata d'infernal veneno Dicea Megera nel terribil seno: XXII
E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi perché da mille belle e vaghe ninfe cinto mi vegga, non però s'aggiorna dentro al mio cor fin che colei non riede, il cui bel lume ogni altro lume adombra. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
e da costei ond’ io principio piglio pigliavano il vocabol de la stella che ’l sol vagheggia or da coppa or da ciglio. Io non m’accorsi del salire in ella; ma d’esservi entro mi fé assai fede la donna mia ch’i’ vidi far più bella. E come in fiamma favilla si vede, e come in voce voce si discerne, quand’ una è ferma e altra va e riede,
Tu te ne porti di costui l’etterno per una lagrimetta che ’l mi toglie; ma io farò de l’altro altro governo!”. Ben sai come ne l’aere si raccoglie quell’ umido vapor che in acqua riede, tosto che sale dove ’l freddo il coglie. Giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento per la virtù che sua natura diede.
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca