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Buon giorno, Zaccheo, gli dissi, me ne consolo che siete di buon umore. Non può essere altrimenti, mi rispose, quando mi rammento che vi siete burlato di me perchè davo la pappa al mio bambino, ed ora vi vedo dare il pasto ai pulcini. Ridete che avete ragione, soggiunsi, quando mi burlavo di voi ero un imbecille, e non capivo che non si deve vergognarsi che a fare il male....

Signora, io non so... non so se debba imbronciarmi o ridere con voi. Si, ridete, ridete! Tutta questa gaiezza non ha nulla che possa recare offesa al vostro carattere, ve lo giuro! Mi fido di voi, bella signora, e rido anche io. Povero Felicino! Orvia, si fa tardi; andate a vestirvi. , avete ragione; questa volta vado subito. Due minuti, e torno.

Voi ridete del vostro verde eguale, O prati, o boschi, e sotto all'arco provano L'ali le spesse rondini al ritorno, Che gi

E vi assicuro che è grazioso, che vale la pena di udirlo, Dunque, che voi vi possiate seccare o no nella solitudine, questo non preme, ma nella solitudine mi secco io, e voi siete allegra, voi cantate, voi suonate l'arpa, voi ridete così bene. Uniamoci insieme, fraternamente, così io non mi seccherò più, e voi, credo, vi divertirete meglio. È deciso, eh? Come fratello e sorella, naturalmente.

Buona sera: vi sto ascoltando, ma la vostra canzone è troppo triste. Perchè non ridete un poco? Così, per ordine vostro? Ve ne prego: ridete. A che servirebbe? Per rallegrare la mia infinita malinconia. Voi, malinconico? e diede in uno scroscio di risa fresco e limpido. Brava, brava! egli esclamò, applaudendo.

Il solo spasso che riuscii a conquistarmi a furia di preghiere e di sottomissioni, fu quello di fare le calze. Non ridete, perchè facevo ridere anche il mio compagno di catena, ma io, coi ferri, con la lana e col cotone, ho passato giornate relativamente tranquille. Tra una soletta e l'altra, mi si addormentava l'idea che dovevo morire alla servitù penale.

Fate com'io fo; ridete in un cantuccio, e con una scrollatina di capo, dite: Fralezze umane! I due sconosciuti passarono dietro le spalle d'alcuni servitori, sopravvenuti in quel punto ad apportar sorbetti e rinfreschi; infilarono le porte del sontuoso appartamento, e uscirono umili e pedestri, insalutati perfino dal guardaportone.

Blennio! uno dei più valorosi nostri ufficiali, la di cui missione era di coadiuvare da quella parte alla liberazione di Roma. Blennio fu fatto a pezzi dalla popolazione suscitata dai preti!... E voi ridete, coccodrilli! chercuti! ammirando l'opera vostra di distruzione.

In un punto ha raddoppiati tre: non gli deve bastar lui solo, vuol servir per tre persone. GERASTO. Ah, ah, ah! NARTICOFORO. Ah, ah, ah! FACIO. Voi forse ridete di me? NARTICOFORO. Anzi, noi ci ridemo di noi stessi. A costui ha dato ad intendere ch'era me, a me ch'era costui: e cosí ha sicofantati tre.

Gherardo Ismera. Oh, che brutta storia! In cambio di tante belle storie che vi ho raccontate ai bei tempi! Siete ingrata, Mortella. Ma voglio essere il vostro medico come a quei tempi ero il vostro interprete. Bisogna che io risani la vostra imaginazione con una cura solare. Vi vedo supina per ore ed ore su la tavola scottante di quel vecchio oriuolo inerme. Mortella. Come ridete male!