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Aggiornato: 23 giugno 2025
E... la governante? domandò poi abbassando ancora la voce. Si è ritirata anch'essa, rispose la monaca senza voltarsi. Il vedovo andò al camino dove ardeva un buon fuoco, sedette e si diede a fissare le fiamme che danzavano sui tizzi. Regnava il più profondo silenzio. La monaca stava immobile sull'inginocchiatojo a pregare; il marito di quella morta immobile a contemplare il fuoco acceso.
Sì. Regnava gi
Stette alcuni istanti in ascolto, poi s'inoltrò sulla punta dei piedi e arrestossi in mezzo a quella bizzarra caverna. Era buio perfetto e faceva un freddo da intirizzire le membra. Un silenzio lugubre, misterioso, regnava l
"Sicuro. Quando regnava Carlo V" pensò tra sè il Leopoldo. Io di carrozza non me ne intendo una maledetta continuò il notaio ma se questo steage è quel demonio di un carrozzone coi sedili fin sull'imperiale come una diligenza.... Sì, sì, proprio quello! Allora ti dico addirittura di mettere da parte il pensiero, perchè a trascinare quella macchina non ci vorranno meno di due cavalli.... Come due!
Il silenzio che regnava la fece vergognare del suo timore; frattanto il medesimo suono ricominciò; distinguendo qualcosa intorno a lei, che venne ad urtar leggermente la sua sedia, gettò un grido, ma non potè nel tempo stesso trattenersi dal sorridere con un po' di confusione, riconoscendo il buon cane che si accucciava vicino a lei, e le lambiva le mani.
La quiete regnava profonda. Noi non udivamo che la voce di Garibaldi a intervalli, sonora, concitata, onnipotente. O Rossi! rasentate la costa, dirigetevi sulla punta del Faro. Così egli comandava in dialetto genovese. Rossi, genovese, capitano di mare, sedeva al timone della prima barchetta occupata dal colonnello Muss..., da Libero Stradivari, da Ergisto Bezzi e da me.
Mancavano pochi minuti alle sette ore, quando Curzio e Monti, entrarono dentro il magazzino, e lo trovarono affatto vuoto di gente. Il loro ingresso era passato inosservato anche al di fuori. Era una vasta camera terrena a vôlta, e in quel momento, dopo richiusa la porta vi regnava una perfetta oscurit
Il medico e i domestici accorsero a lui, come infermieri al primo delirio di un malato. Regnava nella sala un silenzio solenne. Abrakadabra! Abrakadabra! Abrakadabra! tuonò la voce del signore. E portò la mano alla fronte, rimanendo nella attitudine dell'abbarbagliato che invoca dalle tenebre una luce più veritiera. Ma quella sera l'Abrakadabra non doveva essere l'ultima parola del signore.
Era omai sulla sera. Il caldo, sebbene in montagna non sia mai affannoso, pure in quell’ora e in quel basso vi si sentiva: da quei giovani poi molto più, affaticati non poco per tutto il giorno. Però non parve vero a ciascuno di scingersi l’armi e spogliarsi delle vesti. Posaron tutto nella prima stanza: poi non fecero altro che affrettare briosamente l’ostiere, perchè nell’altra vicina li servisse alla mensa. Non è da dire di che sorta fosse quel loro apparecchio. Un lungo e sudicio tavolino, sul quale eran solo distese alcune foglie di castagno; cinque o sei boccali, ed orciuoli e alcuni piatti; e torno torno due panche male in gambe per i convitati. Una stanza poi a tetto, tappezzata di ragnateli; e vari straccali polverosi dall’altra parte. Ma il buon umore che regnava fra loro fece mandar in burla ogni cosa. Tutti gridavano a una voce:
Una quiete altissima regnava in quella parte del borgo, mentre in castello si vedevano molte finestre illuminate, e veniva di lassù un suono di strumenti; misto di quando in quando a un prorompere di voci allegre, proprio come nei festini del carnovale.
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