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Aggiornato: 19 giugno 2025


Si copre il viso colle mani, come per raccogliersi, come se gli girasse la testa e instintivamente volesse fermarla. Allora? RAIMONDO doloroso. Non so, non so. Bisogna che ci pensi. Non ho la.... vostra calma.... io, non ho un cuore di bronzo. Penserò al da farsi.... Mi fingerò ammalato.... poi lascierò Milano, per sempre.... Non so.... Oggi non sono in grado di decidere.... di provvedere....

Quando fu agli estremi di vita volle gli si recasse un bicchiere d'assenzio, e siccome quello che gli veniva apprestato non era ricolmo, pregò lo si colmasse. Poi lo sollevò, e lo tenne alcuni istanti innanzi agli occhi, dicendo: "come è bella la luce traverso questo bicchiere!" Queste erano state le ultime sue parole, ed era morto nelle braccia di Clelia e di Raimondo.

Per via pensai al modo con cui Raimondo mi avea accolto, al modo con cui mi avea parlato, alla natura del suo dolore che erami parso avesse dell'amarezza, e credetti di vedere in tutto ciò un mistero, e che la sola morte di Clelia avesse dovuto affliggerlo, non dirò meno intensamente, ma in un modo diverso.

Nei giorni successivi io non vidi Raimondo. Mi era recato più volte da lui, ma Charru

Somigliava a Raimondo ed alla povera mamma insieme, ma più a Raimondo; tuttavia, osservandola alcun tempo, mi parve di veder rivivere su quel volto infantile la memoria di Clelia come io l'aveva vista la prima volta in casa della contessa.

Mi gettai nelle braccia di Raimondo, salutai ancora una volta delia, e partii.

Il giorno del battesimo, volle che gli indicassero di fuori la finestra di questa stanza, forse per venire a guardarla.... Povero vecchio! Come mi fa pena! Io ascoltavo il respiro di Raimondo. Non mi parve mutato. Il suo sonno era tranquillo. Dissi: Dunque oggi ha tossito.... , Tullio, un poco. Ma non t'impensierire. Ha preso freddo, forse....

E tuttavia io non voleva credere che Raimondo fosse mutato verso di me; e lottavo meco medesimo per persuadermi che la sua amicizia aveva sopravvissuto alla distruzione del suo cuore. Domandavo questa fede ad ogni cosa, ad una stretta di mano più lunga, ad un saluto più affettuoso, ad un sorriso più confidente.

E di qual natura poteva egli essere questo segreto che resisteva all'amicizia? O forse che io non ero più l'amico di Raimondo? ovvero la sua fede nell'amicizia s'era affievolita tanto da farlo rinunziare alla confidenza? Per gran tempo mi dibattei in questi pensieri.

Parve per un momento furibondo, e ci aspettavamo che si scagliasse contro di noi; ma con nostra sorpresa lo vedemmo allontanarsi senza dir motto. Nessuno seppe immaginare che cosa si passasse in quell'anima rabbiosa, ma io non andava errato pensando che Raimondo ed io avremmo scontato la pena per tutti. Venne il mattino successivo. Don Giuseppe chiamò a Raimondo.

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