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Cairoli, prototipo del patriottismo senza secondi pensieri, aveva i sopraviventi fratelli nell'Agro romano, era come di consueto dolce, affabile, pieno d'energia come un geniale guerriero da poema e blandamente altiero che la sua famiglia non fosse seconda nella partita d'onore coraggiosamente impegnata.

Eccola! l'isola dei portenti; la patria di Cerere, d'Archimede e dei Vespri, cioè dell'intelligenza e del valore. Archimede, prototipo dei favoriti dell'Onnipotente, trovava il globo da lui abitato cosa insignificante, paragonato all'infinito, e chiedeva una leva, il manico d'una scopa, per smuovere questo domicilio d'insetti. I Vespri! E qual popolo della terra ha i vespri?

Questo prototipo dei cortigiani, degli uomini saliti in alto da abbietta fortuna, che si ostinava a non tenere i successivi e prolungati rovesci degli anni 1813 e 1814, che per effetti dei sublimi, comunque incomprensibili, segreti concepimenti dell'imperatore; e che degli sgraziati eventi d'allora non trovava possibili che questi due scioglimenti: o una splendida e decisiva vittoria riportata dall'imperatore, o un accordo onorato di pace tra l'imperatore stesso e gli altri potentati; con istentato disdegno parlava dei timori di quelli fra' Lombardi ch'erano amici dei Francesi, e delle speranze di quegli altri ch'erano o partigiani dell'Austria o fautori dell'independenza italica; e faceasi dagli uni e dagli altri odiare, perchè si mostrava non mai dimentico di appartenere alla nazione conquistatrice e di trovarsi accasato presso la vinta.

Le parolette volano, ma gli articoli restano. E l'egregio Giulio Beloch, prototipo per eccellenza della professoraggine tedesca in Italia, si lasciò trascinare una volta a scrivere un articolo. Ed ecco come.

In uno stanzino dell'ospedale di Caserta, lo trovai finalmente, quel caro e simpatico Cozzo quel prototipo della brillante gioventù palermitana oggi vispa, audace, valorosa come lo fu alcuni secoli fa, quando esterminava sino all'ultimo i boriosi antenati dei moderni Chauvins.

Il padre Curci scelto a prototipo del Gesuita moderno dal Gioberti nella sua astiosa e troppo spesso volgare polemica, dopo la diserzione del Passaglia e la riprovazione del Ventura parve rimasto solo come Ettore a difendere il Vaticano; ma più infelice dell'eroe troiano fu poi costretto a rifugiarsi nel campo dei nuovi greci per riparare ancora entro le mura abbandonate, raccogliendo l'infamia di due tradimenti, rivelando nell'incertezza della propria condotta, sempre inconseguente e sempre sincera, le terribili oscillazioni del nuovo spirito religioso che si agitava nel cattolicismo.