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Dacchè pel fallo prisco doloranti Alla luce veniam, qual dolci aïta Ne' genitorï è data a' nostri pianti! In ogni coppia umana, onde la vita D'altri umani si svolge, ecco una diva Pe' figiuoletti carit

Le figure più salienti di quella scuola erano Massimo, Eusebio, Crisanzio e Prisco. Il primo, al dire di Eunapio che, giovanetto, aveva conosciuto Massimo gi

Un altro personaggio importante, e poco simpatico, che stette fino all’ultimo al fianco di Giuliano, è Prisco, lui pure della scuola di Edesio. Dottissimo, così da avere in sommo della bocca tutta la dottrina degli antichi, bellissimo della persona, era uomo burbero e duro di modi. Non voleva discendere alle discussioni e serbava la sua sapienza, dentro di , come un tesoro, e chiamava scialacquatori coloro che con facilit

Ma Eunapio ci ha lasciate, in un altro suo libro, nella Vita dei Sofisti, delle brevi biografie, direi meglio, dei bozzetti dei principali fra i filosofi neoplatonici, in mezzo ai quali fu educato Giuliano. Sebbene egli sia un ben misero scrittore, e, direi quasi, indegno dei tesori di erudizione, che vi dedicarono il Boissonade ed il Wyttenbach, pur egli ha, per la storia di Giuliano, il pregio incomparabile di essere, lui pure, un contemporaneo. Infatti, sebbene appartenesse alla generazione posteriore a quella di Giuliano, egli conobbe personalmente quasi tutti gli uomini di cui ci fa il ritratto, ed anzi, fu parente ed allievo di Crisanzio, uno dei maestri di Giuliano. Noi, pertanto, troviamo in lui delle notizie preziose. Leggendo le vite di Edesio, di Crisanzio, di Prisco, di Oribasio, sopratutto quella di Massimo, il superuomo di quel piccolo mondo, ci sentiamo trasportati nell’ambiente della societ

Te fa minor d'ogni piú vile ancella tua turpe fiamma: appien dal prisco grado, dalla tua stirpe appien scaduta sei. OTTAV. Tu meno assai mi abborriresti, s'io scaduta fossi or d'ogni cosa; o s'anco tu il pur credessi. Ma, se il vuoi, ti dono, tranne sol l'innocenza, ogni mia cosa.

Sarebbe stata una gran fortuna per Giuliano se egli avesse potuto trarre a , invece del ciarlatanesco ed orgoglioso Massimo e del pedante e ripulsivo Prisco, l’amabile Crisanzio, il più equilibrato, il più dolce, il più sensato degli allievi di Edesio. Non è a dire che l’indirizzo filosofico di Crisanzio fosse buono e commendevole. Basterebbe a provare che non lo era la sua devozione per Massimo e pei riti teurgici. Nell’esordio della sua educazione filosofica, Crisanzio si era gittato con passione alla dottrina di Platone e di Aristotele, e vi era diventato così forte da non temere competitori, e da riuscire vittorioso in qualsiasi discussione. Ma poi, per l’influenza di Massimo, egli si sentì attratto dalle dottrine pitagoriche e da quei riti teurgici e divinatori che costituivano la religione neoplatonica, e, in breve, vi divenne tanto abile da potersi dire ch’egli vedeva il futuro meglio del presente, quasi fosse in continua relazione con gli dei²⁰¹. Qui, anzi, nacque un dissenso fra lui e Massimo, perchè questi, nel suo orgoglio, pretendeva che la divinazione del futuro si piegasse alla sua volont

«Poichè ti sei scordato della promessail terzo giorno e il filosofo Prisco non venne, e mi scrive che indugier