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Aggiornato: 4 maggio 2025
Il principe Luigi non ha menomamente disdegnato le male arti usate da tutti i pretendenti, e il rumore, che va connesso con quel mestiere; nulladimeno non si può affermare, che egli in sostanza abbia illuso il suo popolo con fragorose promesse. La costituzione che diede ai francesi il 14 gennaio 1852 è effettivamente un calco della costituzione consolare; nella prefazione, che vi è preposta, le tesi principali sostenute negli scritti del pretendente ritornano quasi a parola. Una siffatta coerenza è rara nella vita di uno statista duramente incalzato dalla spinta delle cose. Anche noi avversari dobbiamo stimare la sicurezza di coscienza, che mosse l'imperatore a ripubblicare inalterati i suoi scritti giovanili. S'intende, che qualche punto nero è tralasciato; per esempio, l'umile lettera a Luigi Filippo. Ma in complesso l'imperatore può vantarsi, che l'uomo mantiene ciò che il giovine promise. Il principe non dispensa mai, nemmeno negli articoli di gazzetta fatti per accarezzare il favore delle moltitudini, mai una parola di lode alle idee parlamentaristiche del suo tempo. Come lo zio lascia al mondo la scelta tra i cosacchi e la repubblica, così il nipote fra i governi di oggigiorno esalta, come coerenti e coscienti, solo la Russia e l'America del Nord. Egli vuole alla cima dello stato un capo personalmente responsabile, che diriga l'amministrazione per mezzo di tecnici, di specialisti, e non gi
Federigo, per adempire i desiderii di Guglielmo Marchese di Monferrato, muove contro Asti e Chieri. Trovatele vuote di abitatori, la prima abbatte, la seconda incendia; poi contro Tortona. Pretesto della guerra erano le ingiurie commesse dai Tortonesi a danno di Pavia; cagione vera l'essere collegati a Milano. Troppo lunga sarebbe la narrazione, quantunque piena di lagrime, della guerra di esterminio da loro preposta al mancare di fede verso Milano. Da levante, ponente, e tramontana, duramente assediati si difesero; alla vista dei proprii concittadini prigionieri, dal barbaro nemico impiccati, non piegarono; per sessantadue giorni dalle mura i nemici respinsero; le mine fatte alla Rôcca Rubea, per via di contrammine resero vane: finalmente consumati i cibi, le acque, che andavano ad attingere fuori della citt
Narra donna Marianna contessa Antonini di Udine come preposta da Malvina Gostabili di Ferrara alla cura dell'ospedale di San Giacomo in Corso essendovisi recata sul principiare del luglio insieme con la degnissima socera, appena entrata il Capitano Bagni di Ferrara, che l
E, percioché, come giá è mostrato, egli aveva a ogni studio preposta la poesia, poetica opera estimò di comporre. E, avendo molto davanti premeditato quello che fare dovesse, nel suo trentacinquesimo anno si cominciò a dare al mandare ad effetto ciò che davanti premeditato avea, cioè a volere secondo i meriti e mordere e premiare, secondo la sua diversitá, la vita degli uomini.
Parola Del Giorno
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