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Tal esser può fievol creatura, Qual è donna cresciuta a splendid'agi, Quando al lume del Ciel che l'assecura, Pace e gloria non pone in bei palagi, E rammenta che un Dio prese figura Di poverello, e visse infra disagi, E di lui ne assevr

Quante volte lo vuoi sentire, Clara! Gli è che non lo dici mai, mai, mai! A che serve? Mi serve: mi serve immensamente. Te ne prego, Giovanni, Giovanni mio, mio amore, dimmi se mi vuoi bene! Ti voglio bene diceva lui, a occhi bassi, quasi per forza. Quanto? Quanto posso. E poco, è vero, è poco? Perchè mi ricordi che sono un poverello, in fatto di amore? Perchè mi rinfacci la mia miseria?

Vorrei, se fossi il Re delle magìe, Stender stanotte un bianco ampio mantello Di neve sopra i tetti e per le vie E in ogni casa alzare un focherello. Al suon di pastorali melodie Andrei pel mondo in groppa a un asinello A scongiurar gli affanni e l'altre arpie, Che stridono l'ingiuria al poverello.

BALIA. Lo dico, che niuno lo può saper meglio di me, ed è cosí. Quando voi generaste la vostra Cleria, la deste alla moglie di Filogono, che la lattasse, perché egli era allor poverello ed era vostro vicino: ella si lattò la sua Sulpizia, che ora è in casa vostra, e a me diede a lattare la vostra Cleria, sotto nome di Sulpizia. PARDO. E perché tanto assassinamento?

Non per questo deve andar guasto lo spasso de' principi. La belva si accoscia in un campo di spighe e vi spera rifugio. Ecco un povero contadino trarre innanzi umilmente e metter gemiti e lagrime: Pietá, signor mio, pietá! Abbiate riguardo agli stenti, al sudore del poverello. Il cavaliero a destra galoppa innanzi, e con dolcezza e bontá ammonisce il conte.

Ebbene, saltò su Maddalena collo slancio del cuore rivolgendosi al poverello, voi non siete poi vecchio decrepito, avete una gamba inferma, è vero, ma con un po' di cura si potr

e per nulla offension che mi sia fatta, non temer tu, ch'i' ho le cose conte, perch'altra volta fui a tal baratta>>. Poscia passo` di la` dal co del ponte; e com'el giunse in su la ripa sesta, mestier li fu d'aver sicura fronte. Con quel furore e con quella tempesta ch'escono i cani a dosso al poverello che di subito chiede ove s'arresta,

E qui stesa la mano riprendeva i ferri, cacciandone uno dentro al bacchetto. E poi, proseguiva, o morto o vivo, le calze a qualcheduno saranno sempre buone... Intanto riponeva in tasca il gomitolo del refe. Buone per qualche poverello di Dio,... ed anche per me...

POLISENA. Quel gentiluomo poverello che ce la chiese l'altro giorno? E che val nobiltá senza denari? avete l'esempio in noi. EUFRANONE. Non l'indovinaresti mai. POLISENA. Dimmelo, marito mio, di grazia: non mi far cosí struggere di desiderio. EUFRANONE. Non vo' farti piú penare. Con don Ignazio di Mendozza. POLISENA. Quel nipote del viceré della provincia, che combatté quel giorno con i tori?

Dicevano in paese, che quella brava signora avrebbe presto sposato in seconde nozze il praticante farmacista signor Brichetti Galeno, un complesso veramente confortevole. Quel giovanotto era nato in Luna piena e perciò aveva dal suo lato la buona sorte. Da poverello, diveniva signoretto, salvo ecc. le complicazioni eventuali dell'avvenire.