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Aggiornato: 16 giugno 2025
Ammirato, affascinato dalla bellezza, dalla grazia del fiorellino silvestre, Gino Malatesti poteva dirsi guarito. E ripensando alla marchesa Polissena, dopo due mesi di vita alle falde del Cimone, poteva ragionare tranquillamente sul modo in cui ella si era diportata con lui, per conchiudere filosoficamente in questa forma: Era l'abitudine, la sola abitudine che ci teneva legati. Non la nostra volont
Suocera mia, permettete? ripigliò Gino, volgendosi a Polissena. Ripiglieremo la nostra conversazione più tardi. Se pure, soggiunse con aria dolente, non vi sembra che abbiamo discorso gi
Vide questo, il conte Jacopo, e perciò non poteva esser quieto. Inoltre, restava l'obbligo che il suo Gino facesse la pace con sua moglie. Brutta pace, in quelle condizioni turbate, e sotto l'impressione della vittoria di Polissena Baldovini! Doveva dunque farsi, quella pace, col sacrifizio della dignit
Mi hanno almeno dimostrato un po' d'amicizia nella sventura che mi era venuta addosso? Vi potrei rispondere che questo disegno d'alleanza ne è una luminosissima prova, e certamente più seria di una lettera di condoglianza; rispose il vecchio Malatesti. Ma io posso dirvi ben altro. Sappiate che la marchesa Polissena si è unita, alleata a me, nelle pratiche occorrenti per il vostro perdono.
Quella sera, secondo l'uso suo, il marchese Paolo andò a visitare la sempre bella Polissena. Le apparizioni serali del potentissimo personaggio in casa Baldovini erano la gloria e la forza della signora marchesa, il cui salotto poteva considerarsi come un'appendice della Corte ducale. Si era sicuri di trovar l
Ma la bionda Polissena non aveva dato cenno di sè al condannato; peggio ancora, non si era degnata di rispondere una buona parola al suo messaggero; peggio ancora del peggio, aveva ripresi, raddoppiati i suoi passatempi cittadini, come se nulla fosse avvenuto di doloroso, o solamente di spiacevole per lei.
Eppure, aveva tentato ancora di resistere; si era umiliato ai piedi della marchesa Polissena, piangendo, implorando il suo patrocinio. Polissena era stata dura, acerba, imperiosa più che mai. «Vi ho conosciuto, gli aveva detto, e non vi amo; non m'importerebbe punto di avervi per genero, se in faccia al mondo, che ha troppo gi
La mattina seguente capitò al palazzo Malatesti la marchesa Polissena. Veniva a vedere perchè la contessa sua figlia fosse partita così presto da teatro. Che diamine! Non si va via dallo spettacolo, quando esso è sul più bello. Ci sono dei doveri sociali anche nei divertimenti, ed occorrono ragioni assai forti per rinunziare alle commozioni artistiche di un passo a due.
Le critiche, poi, sono come le ciliegie; quistion di stagione per queste, e di momento opportuno per le altre. Era dunque dimenticata, per allora, la marchesa Polissena. Lo spirito dell'uomo ha le sue interferenze come la luce del sole. E in quei discorsi allegri parve anche dimenticata la storia del condannato politico.
Parola Del Giorno
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