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Tu per non essere d'altri hai voluto piú tosto esser della morte; e io che son cagion della tua morte voglio restar in vita? io restar in vita, per la cui vita tu sei morta? orsú, convien morire, e morrò. Ma dove sono? Forca, dove sei? cosí ti dogli delle miserie mie? FORCA. Taci, la casa di Mangone apre la gola e lo vomita fuori. PIRINO. Un cibo di cosí cattiva digestione non può digerirlo.

Possa esser fatto in mille pezzi, se la scappi: vo' morire, ma prima che muoia farò vendetta della cagion della mia morte. Mi tratterrò da qui intorno finché venghi, per passargli la spada mille volte per i fianchi. PANFAGO parasito, PIRINO. PANFAGO. Par che questa mattina nell'uscir di casa abbia cantato la civetta, cosí ogni cosa mi va a traverso.

FORCA. Io, in quanto Forca, son persuaso a bastanza; bisogna persuader Pirino che ve la restituisca. DOTTORE. Dove è Pirino, accioché possa ragionargli? FORCA. Con Pirino non potrete ragionar altrimente; ma ragionate con me quello che desiate ragionar con lui, e fate conto ch'io sia sua mente, suo desiderio e ch'io ascolti con le sue orecchie e ch'io vi risponda con la sua lingua.

FORCA. Finger un raguseo e vender Pirino per schiavo. PANFAGO. Che pericolo ci è? FORCA. Nullo; perché non ci è cosa dove tu possa giocar di mano, e come tu non puoi rubbare, non ci è pericolo. PANFAGO. Perché fingere un raguseo? FORCA. Se d'ogni cosa ti vogliamo dire il perché, non finiremo tutto oggi. PANFAGO. Se volete che serva bene, bisogna che sia ben informato.

FORCA. Molte girandole mi vanno per la testa: mi stillo il cervello e ordisco gran matasse, ma non mi sono ancor rissoluto ad alcun partito. PIRINO. Aiutami. FORCA. Mi uccidete. PIRINO. Il breve termine che Mangone ha dato a Melitea di gir al dottore, è il termine della mia vita: intanto io sto nel mezzo delle fiamme ardenti. Rispondemi.

PIRINO.

FORCA. Conosco che siate innamorato e malamente, perché sempre avete in bocca l'amato oggetto, andate parlando solo e raccontando i vostri difetti a chi non ve li dimanda. Ma, di grazia, voi di che ragionavate con voi? PIRINO. Apunto di te che pur un tempo eri mio scorporato, non lasciavi mai far cosa per compiacermi; non ho seguitato piacer in mia vita, di cui tu non sia stato il mezano.

PIRINO. Tu ben t'accorgi, tristarello, quanto t'ami e quanto vaglio senza te. FORCA. Non mi mirate negli occhi, che non vi paia che ci manchi un pugno; non il mustaccio, che non vi stia bene uno sgrugnone; non nello stomaco, che non vi disegniate un calcio; non le spalle, che non desiate misurarle con un legno.

MANGONE. Sai alcun ballo all'usanza tua? PIRINO. È gran tempo che non l'ho usati; ma però comandandomelo cosí voi, vo' piú tosto servirvi cosí goffamente come so, che disubedirvi. MANGONE. Orsú via. PIRINO. «Siam, siam per via, guallá! siam, siam per via, guallá!».

PIRINO. Di picciol fonte non può nascer gran fiume: non l'ho servito come desiderava, atteso il mio poco valore. ALESSANDRO. Tra buoni amici si disconvengono le cerimonie: quel poco ch'io vaglio, spendetelo a vostri commodi. PIRINO. Però vengo alla libera con voi, e perdonatemi del fastidio.