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Aggiornato: 16 giugno 2025
Nell'806, Carlomagno fece una prima partizione de' suoi regni tra' figliuoli, Carlo destinato imperatore e re de' franchi, Ludovico re d'Aquitania, e Pipino re d'Italia. Ma era destinato altrimenti. Morí Pipino a Milano nell'810, lasciando un solo figliuol maschio, Bernardo. Carlomagno fece una nuova partizione nell'811.
16 Mostra Pipino, e mostra Carlo appresso, come in Italia un dopo l'altro scenda, e v'abbia questo e quel lieto successo, che venuto non v'è perché l'offenda; ma l'uno, acciò il pastor Stefano oppresso, l'altro Adriano, e poi Leon difenda: l'un doma Aistulfo, e l'altro vince e prende il successore, e al papa il suo onor rende.
Giorno e notte andò quel senza ritegno, tanto che giunse ai liti provenzali; e trovò in Arli il suo re mezzo oppresso, che 'l campo avea di Carlo un miglio appresso. 37 Sentendo il re Agramante a che periglio, per guadagnare il regno di Pipino, lasciava il suo, chiamar fece a consiglio principi e re del popul saracino.
Quindi, al gran dí del Natale 799, assistendo Carlomagno coi due figli suoi Carlo il primogenito e Pipino re d'Italia alla messa, il papa, finita questa, rivolgevasi al re, gli metteva in capo una corona, e gridava, gridando il popolo tre volte con lui: «A Carlo piissimo augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore, vita e vittoria»; poi, secondo alcuni, ungeva Carlomagno, e Carlo il giovane designatogli successore.
Reca conforto a cui scrive storie considerare come le offese fatte alla giustizia sebbene approdino da prima, e poi per certi fini a coloro, che le commettono, tuttavia contengano in sè il seme di futura vendetta: se ciò preordini la Provvidenza, o porti seco la natura delle cose mi è ignoto, però si vede espresso come nel mondo fisico del pari che nel morale non possano disprezzarsi certe norme senza pericolo di ruina di concetti e di opere: così Pipino chiedendo la consacrazione della sua colpa al Sacerdote venne a farglisi soggetto, e gli diè il bandolo a creare la enorme dottrina che al Papa spettasse concedere, e torre le corone; il Papa poi non pensò che un giorno in virtù della sua sentenza avrebbe perduto il dominio temporale, che si augurava confermare con quella.
Saba Malaspina, lib. 4, cap. 13. Bart. de Neocastro, cap. 9 e 10. Gio. Villani, lib. 7, cap. 28 e 29. Saba Malaspina, lib. 4. Frate Francesco Pipino, lib. 3, cap. 9. Ricobaldo Ferrarese, Hist. imp. an. 1268, etc.
Morto Liutprando succede Rachis, e questo sobillarono i preti così che ormai lo adoperavano dolcissimo arnese ai loro disegni: però i preti non appresero mai l'arte di seminare con la mano, e non col sacco, onde per indiscretezza guastano il gioco, e ciò appunto accadde con Rachis, il quale si rese monaco a Monte Cassino scappando dai roncigli del prete per la porta della religione; gli successe il fratello Astolfo, che subito si palesò terreno da non piantarci vigna: allora Zaccaria, prevedendo da lungi la mala parata, si volta a Pipino col quale la fortuna gli ammannisce occasione capitale.
Molti se ne trovano, per lasciar gli altri, nel reg. seg. 1268, O fog. 23 e 24, dati da aprile a giugno 1274. Gio. Villani, lib. 7, cap. 57. Bart. de Neocastro, cap. 22. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 2. ed 11. Anon. Chron. sic. loc. cit. pag. 154. Lettera di Clemente IV, a re Carlo, in Raynald, Ann. ecc. 1268, §. 36. Francesco Pipino, in Muratori R. I. S., tom. VIII, lib. 3, cap. 10.
Ivi era succeduta intanto una grandissima novitá; ché, deposto e ridotto a monaco Childerico l'ultimo re merovingio, Pipino figliuolo di Carlo Martello s'era fatto gridar re in campo di marzo a Soissons, in quel medesimo anno 752. E forse il vano Astolfo sperava nelle difficoltá di quelle mutazioni.
Bart. de Neocastro, cap. 14. Chron. S. Bert. in Martene e Durand, Anec., tom. III, pag. 762. Gio. Villani, lib. 7, cap. 61. Ricobaldo Ferrarese, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 142. Franc. Pipino, ibid., pag. 686. Giachetto Malespini, cap. 209. E gli altri citati nell'appendice. Bart. de Neocastro dice Mastrangelo capitano con parecchi consiglieri.
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