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Della quale, insiememente commendando la vera povertá, Io ti compirò di narrare. L'uno e l'altro hanno chinato il capo, facendosi piccoli per vera umilitá. E perché in un altro luogo, se ben ti ricorda, di questo secondo alcuna cosa ti parlai, però ti dirò solo di questo primo. Io t'ho mostrato e decto che ogni male, danno e pena in questa vita e ne l'altra esce da l'amore delle ricchezze.

Antonino Galfo, siracusano, amico intimo del Metastasio, nel seguente arguto sonetto: Un panormita Precettor, che spesso Il pranzo, per ciarlar, lascia e la cena, Sfogava nel ginnastico consesso La sua loquace, inesiccabil vena. Il segno alfin sonò, per cui concesso È al misero fanciullo uscir di pena, si avvedea, che da le ciarle oppresso Chi grattavasi il capo, e chi la schiena.

Ella così contrasta; e non per tanto Ne la nobile impresa Irene è forte, E soggiungea: non invidiar mio vanto; Io son fermata di condurmi a morte, Or tu disgombra il duol, disgombra il pianto, E l'incauto pensier volgi a tua sorte, Acerbissima , ch'ella ti mena; S'io nol divieto, a miserabil pena.

Che voce avrai tu piu`, se vecchia scindi da te la carne, che se fossi morto anzi che tu lasciassi il 'pappo' e 'l 'dindi', pria che passin mill'anni? ch'e` piu` corto spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia al cerchio che piu` tardi in cielo e` torto. Colui che del cammin si` poco piglia dinanzi a me, Toscana sono` tutta; e ora a pena in Siena sen pispiglia,

In questa cameretta, dove capiva a mala pena una tavola, sulle undici di sera, veniva a dar fondo una coppia di amici.

Il maggiore Paxis de Pakos guarda anche lui i buffi esercizi del suo collega e quando questo si è rimesso sul capo il pentolino celeste grondante, frena a mala pena una risata. Tutti i soldati urlano: «Austria caput, Austria caput! Austria caput

Proibì agli ebrei, sotto pena di morte, di entrare nella citt

50 Stero in questo travaglio, in questa pena ben quattro giorni, e non avean più schermo; e n'avria avuto il mar vittoria piena, poco più che 'l furor tenesse fermo: ma diede speme lor d'aria serena la disiata luce di santo Ermo, ch'in prua s'una cocchina a por si venne; che più non v'erano arbori antenne.

E, mentre nel primo le anime sono imbarcate dal demonio Caron, del secondo troviamo guai motore e giudice il demonio Minos. Il continuo agitarsi dei lussuriosi corrisponde alle inquietudini amorose, perchè come dice Jacopo, l'effetto di ogni peccato è degnamente pena dell'operante.

«Le latrine sono indecenze primitive. Mi sono messo con la faccia alla ferriata della prima finestra e sono stato per recere. Sotto, nel cortile, è un mastellone nascosto da un murello a curva, che lascia venir su una puzza velenosa. È il mastellone dei condannati addetti ai lavori domestici. Il direttore di questa casa di pena deve avere l'olfatto molto ottuso.