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Aggiornato: 31 agosto 2025
La prima volta questa donazione occorre rammentata nella lettera di Adriano I a Carlomagno per destare in costui la gara della larghezza: ne affermano fattore quell'Isodoro il quale di peccatore, che si chiamava prima si trasformò in santo Isidoro e mercatore. Tra le altre cose si diceva in essa: «noi attribuiamo alla sede di Pietro tutta la gloria, e tutta la potenza imperiale. Noi diamo a Salvestro ed ai suoi successori il nostro palazzo di Laterano, la nostra corona, e tutte le nostre vesti imperiali, la citt
che nol potea si` con li occhi seguire, ch'el vedesse altro che la fiamma sola, si` come nuvoletta, in su` salire: tal si move ciascuna per la gola del fosso, che' nessuna mostra 'l furto, e ogne fiamma un peccatore invola. Io stava sovra 'l ponte a veder surto, si` che s'io non avessi un ronchion preso, caduto sarei giu` sanz'esser urto.
E cosí dovemo intendere quella donna gentile essere la santa orazione fatta dal peccatore, e in questa parte dovemo intendere per Lucia la divina clemenza, la divina misericordia, la divina benignitá, la qual veramente è nimica di ciascun crudele, percioché in alcun crudele né pietá né misericordia si trova giammai.
Si sa bene, se alle volte doveva pur sottomettersi e doveva cedere, concedendo qualche piccolo premio a quel peccatore così difficile da convertire, anche Domeneddio avrebbe dovuto chiudere un occhio e forse tutt'e due... per il trionfo della fede. Il fine giustifica i mezzi; tuttavia la duchessina non avrebbe sempre potuto cantar vittoria se anche la Provvidenza non l'avesse aiutata.
Narrò tristamente, e parlò sempre lui, quasi pauroso di lasciare, tacendo, il posto ad altri pensieri; finchè Marta fatto riporre il cavallo, venne dentro recando la lucerna accesa, perchè si faceva notte. «Il cavallo disse essa per non istar lì a fare le accoglienze al reduce peccatore; il cavallo l'ho fatto legare in disparte, che quelli degli Alemanni non gli possano tirare...»
E di questo dice Osea profeta in persona di Cristo: «In tribulatione sua mane consurgent ad me». Ed il peccatore d'altra parte, come agli occhi dell'intelletto gli apparisce la divina luce, giá le sue malvage operazioni cominciando a cognoscere, può dire quelle parole del salmista: «Mane adstabo tibi et videbo: quoniam non Deus volens iniquitatem tu es». Dunque congruamente finge l'autore di mattina essere stato questo ravvedimento, per lo quale si conobbe essere nella oscura selva dei peccati e della ignoranza.
È, oltre a questo, «aspra» per le spine, per li triboli e per gli stecchi, cioè per le punture de' peccati, li quali, continuamente dai morsi della coscienza infestati, dolorosamente pungono il peccatore.
È adunque nel limbo, cioè nella superior parte di questo minor mondo, la ragione, e quindi la muove la grazia salvificante in soccorso del peccatore.
Goccelino scomparve. Il portinaio allampanato gli tiene dietro dell'occhio; infine si segna di croce e sclama: Gran peccatore dovr
Ma io sono peccatore, nè mi può esser concesso levare un'anima dal sentiero della perdizione, ed acquistarla al Paradiso, no, non mi può essere concesso: forse chi sa che confortandoti ad entrare in religione, io non ti perdessi: tale si perde Frate, che si sarebbe salvato Cavaliere: in ogni cosa bisogna bene meditare sul fine.»
Parola Del Giorno
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