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Aggiornato: 24 luglio 2025


ARTICOLO VI. Del sacrilegio. Il sacrilegio, in quanto si riferisce a lussuria, è la violazione d'una cosa sacra con atto carnale. Non c'è dubbio: esso è una specie distinta di lussuria, perocchè oltre un peccato contro la castit

E veramente sonno sole, come decto t'ho, però che in loro non è tenebre di peccato ignoranzia, perché seguitano la doctrina della mia Veritá; sonno tiepidi, però che essi ardono nella fornace della mia caritá, e sonno spregiatori delle grandezze e stati e delizie del mondo: e però non temono di correggere.

Ma me la pagherá quel furfante di Leccardo. LECCARDO. Menti per la gola, ché son meglio uomo di te! MARTEBELLONIO. Dove sei, o tu che parli e non ti lassi vedere? LECCARDO. Non mi vedi perché non ti piace vedermi: eccomi qui! MARTEBELLONIO. Mi farai sverginar oggi la mia spada nel sangue di poltroni. LECCARDO. E tu mi farai sverginar un legno che non ha fatto peccato ancora.

Pur temo che quello insolente non l'abbia condutto in qualche cauponaria e che non emino per i quadranti qualche vasculo de mulso, per il che se ebriaranno. Ed è un peccato, ché quel Luzio è di bona indole e di capacissimo ingenio; ma quel furcifer è bene uno inepto ai litterali costumi e facilmente potrá conducerlo a qualche precipizio.

«Come me, voi tutti siete colpevoli; il giusto pecca sette volte il giorno; nessuno di voi è senza peccato! Nel profondo della vostra coscienza, inconfessata a voi stessi, è la storia delle vostre colpe; e che importa che esse non sieno state materialmente compiute, se esse sono state pensate? Il pensiero è infame.... Come me, voi tutti avete bisogno di redenzione!...

Per questo modo: el peccato si fa actuale e mentale; mentale è giá facto, ché ha conceputo piacere del peccato e odio della virtú, cioè del proprio amore sensitivo, il quale l'ha privato de l'affecto della caritá el quale debba avere a me e al proximo suo.

che tucti gli ha presi nella rete del sancto desiderio suo. Ma molti n'escono, come decto è, che si partono dalla grazia per li difecti loro: e gl'infedeli e gli altri che stanno in peccato mortale.

Or mia madre, che altro non bramava che uscir di peccato e restituirsi nell'onore, si voltò a Dio con i piú efficaci prieghi, con le piú ardenti lacrime che mai uscissero da cor di donna, aggiongendo voti a voti e pregandolo che le concedesse un maschio. Ecco s'ingravida e partorisce me, nel cui picciol soggetto si vede raccolto un grande apparato di formidabili accidenti....

E prima de la providenzia in generale, cioè come providde creando l'uomo a la imagine e similitudine sua. E come provide con la incarnazione del Figliuolo suo, essendo serrata la porta del paradiso per lo peccato d'Adam. E come providde dandocisi in cibo continuamente nell'altare.

Alora quella anima, quasi come ebbra, non si poteva tenere; ma quasi stando nel cospecto di Dio, diceva: O etterna misericordia, la quale ricuopri e' difecti delle tue creature, non mi maraviglio che tu dica di coloro che escono del peccato mortale e tornano a te: «Io non mi ricordarò che tu m'offendessi mai». O misericordia ineffabile, non mi maraviglio che tu dica questo a coloro che escono del peccato, quando tu dici di coloro che ti perseguitano: «Io voglio che mi preghiate per loro, acciò che Io lo' facci misericordia».

Parola Del Giorno

serafica

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