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Aggiornato: 5 giugno 2025
Incontraronsi presso a Gubbio; e fu una gran rotta di goti: Totila che avea combattuto de' primi e degli ultimi, da re, morí ferito nella fuga. Fu in Pavia gridato a degno successore di lui Teia, uno de' capitani principali.
Lotario, libero giá della parte degli Hohenstaufen in Germania, ridiscese in Italia , come pare, con un esercito piú forte del solito; assalí, prese Pavia, Torino, Bologna e molte altre cittá che gli contrastavano, sia che tenessero per l'antipapa, sia che gli chiudessero le porte per non pagare il «fodero» o viatico, e non cader negli altri carichi del viaggio imperiale e nelle contese dei dritti reciproci.
Segnalerò in seguito il colonnello Benedetto Cairoli, il quale a causa delle sue ferite non ancora cicatrizzate, si trascina sulle grucce e fa di tempo in tempo un'apparizione alla Camera. Nobile famiglia ch'è quella dei Cairoli di Pavia! La madre, vedova, aveva quattro figli. Essa li manda tutti quattro alla guerra e tutti insieme.
Ecco il re preso, ed eccolo in Ispagna: ed a quel di Pescara dar si vede, ed a chi mai da lui non si scompagna, a quel del Vasto, le prime corone del campo rotto e del gran re prigione. 54 Rotto a Pavia l'un campo, l'altro ch'era, per dar travaglio a Napoli, in camino, restar si vede, come, se la cera gli manca o l'oglio, resta il lumicino.
Passata in fretta Novara, e toccata Pavia per salutare il suo grande amico Sacchi, il quale andava raccogliendo volontari, al 4 di luglio arrivò al Quartiere Generale in Roverbella, e si presentò immediatamente al Re. Questi lo accolse con grande cortesia, si mostrò edotto delle sue gesta di America, se ne compiacque altamente congratulandosi con lui.
Vi fu veramente la sommossa di Pavia, che diede luogo al saccheggio di quella citt
Non distrusse dapprima il regno longobardo, non ne tolse i duchi, non vi mutò nulla se non il re, che fu egli. E lasciando solamente un presidio, una schiera di franchi in Pavia, se ne fu del medesimo anno ad una delle sue numerose imprese di Sassonia.
Scendevo alla stazione di Pavia e siccome sapevo che nel treno avviato per Genova erano circa dugento emigranti che non avevo potuto vedere alla stazione di Milano mi fermai un momento per salutare quelli che conoscevo.
Ma nel medesimo tempo, ella provava per la prima volta in vita sua un bisogno strano di gridare, di strepitare, di picchiare i suoi pugni pesanti su qualcheduno, di sfogarsi in qualche maniera. Quasi senza sapere, per una ispirazione improvvisa le vennero sul labbro alcune strofe del Canto dei lavoratori, che certi giovinotti avevano sentito a Pavia e subito imparato, e insegnato agli altri.
È vivo. Ma non so dove sia andato a finire. Aspetti, deve essere a Pavia. Credo che studii legge. Certamente non vorr
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