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Se avessi provato per voi una di quelle vive passioni che sconvolgono la fantasia, non potrei forse parlarvi in tal modo: avrei orribilmente sofferto nell'udire che amaste un altro; ma io che non ho la mente offuscata dalla gelosia, posso sopportare tale idea.... Comprendo lo stato, in cui vi trovaste, e vi compatisco... Accettate la mia offerta, e potrete essere ancora, se non felice, amata e tranquilla.

Poco dopo entrando in cucina fui assai sorpreso di trovare Aminta in vivace colloquio con Mansueta. M'accorsi ch'io non dovevo essere del tutto estraneo ai loro discorsi, perchè entrambi si volsero con premura verso di me. Ho bisogno di parlarvi, disse Aminta. Oh bravo, soggiunse Mansueta, gli dia lei un buon consiglio a questo povero ragazzo.

Poco dopo s'era ritratto con que' due a giocare a tavola reale, in una sala appartata. Quando agli orologi suonò la mezzanotte, entrò in quella sala un servo del senator Malipieri, e accostatosi al tavoliere, «Illustrissimi Senatoridisse, «il fante dell'eccelso consiglio è qui fuori che aspetta; vorrebbe parlarvi

«E chi oserebbe parlarvi? Un'altra volta, prima di partire in quella guisa crudele, cacciatemi di casa che sar

L'uomo invisibile del quale voglio parlarvi era diverso, meno incoerente senza dubbio, dell'eroe del romanziere inglese. Poteva rendersi invisibile quando gli faceva comodo, e interamente, corpo e vestiti. Poteva... Non ci metta paura facendoci credere che ciò sia possibile! esclamò la signorina Bonucci.

«Io scrivo al signor Quesnelle disse egli, allorchè la vide entrare, «in risposta ad una lettera che ho ricevuto ultimamente. Desiderava parlarvi sopra un articolo di questa lettera. Anch'io desiderava intertenermi con voi di tal soggettorispose Emilia.

Questa fu la tutela, questa la difesa, la protezione che io m'ebbi da voi!... Ed ora io debbo sorridervi, porgervi la mano, chiamarvi caro cugino, e anche ascoltare in pace gli oltraggi che mi volgete col sorriso di miele sul labbro! Un servo entrò. Signora principessa, disse, un uomo domanda di parlarvi. Ha detto il suo nome? chiese ansiosamente la signora. Ha detto di chiamarsi Giano.

Io mi son sempre trattenuto, disse Giovanni, dal parlarvi di cotesta Europa, di cui serbo dolorose rimembranze; imperocchè quel guasto mondo mi è sempre parso coperto dalla nera caligine che esalano i suoi vizi. Ah! figlio, io non nego che gli uomini di cotesto luogo sieno peggiori di quelli d'America, ma iniqui ve ne sono dappertutto.

E qualunque s'attentasse parlarvi d'una Italia senza Roma a centro, o dettarvi leggi d'altrove, sarebbe simile a chi volesse ideare vita senza core; e leggi e potenza sparirebbero, al primo soffio di tempesta, dalle sue mani, come spariscono, cacciati non si sa dove dall'alito più leggiero, quei filamenti ch'errano talvolta, senza base e centro, per alcuni istanti nell'aria.

È del segreto rivelato dal vecchio duca che io intendo parlarvi, continuò donna Livia. Voi certamente lo avrete immaginato. Il conte fece un cenno affermativo, ma non l'interruppe.