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Aggiornato: 22 giugno 2025
Ed ecco piangere e cantar s'udie 'Labia mea, Domine' per modo tal, che diletto e doglia parturie. <<O dolce padre, che e` quel ch'i' odo?>>, comincia' io; ed elli: <<Ombre che vanno forse di lor dover solvendo il nodo>>. Si` come i peregrin pensosi fanno, giugnendo per cammin gente non nota, che si volgono ad essa e non restanno,
La odo di dentro a piangere sommessamente. E una volta anzi.... ho fatto male, lo so ma, avendo visto ohe il lume era ancora acceso, presa dalla curiosit
m'andava io per l'aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: <<Guarda che da me tu non sia mozzo>>. Io sentia voci, e ciascuna pareva pregar per pace e per misericordia l'Agnel di Dio che le peccata leva. Pur 'Agnus Dei' eran le loro essordia; una parola in tutte era e un modo, si` che parea tra esse ogne concordia. <<Quei sono spirti, maestro, ch'i' odo?>>, diss'io.
«Ed io, ch'avea d'orror», cioè di stupore, «la testa cinta», cioè intorniata; e questo dice per lo moto circulare di quel tumulto; «Dissi: Maestro, che è quel ch'io odo?», che fa questo tumulto, «E che gent'è», questa, «che par nel duol sí vinta?», secondo che le loro voci manifestano. Ma da vedere è che gente questa può essere.
Odo voci divine giunger a me pel vento.... io tutto aspetto e sento pulsar forte la vita. In alto! Redimita di Peana e di Gloria, gi
Per ciò io mi sento invadere da un profondo senso di tristezza e di scoramento ogni volta che nelle discussioni odierne intorno al concetto dell'Arte odo ragionare di ideali nuovi, che poi sono astrattezze estetiche o filosofiche, e mettere in seconda anzi in ultima linea la quistione della forma.
È il giorno dei morti, la nebbia fuma intorno alle finestre della solitaria villa dove son ospite dei miei nipoti, mi chiude nelle memorie del passato. Qualcuno ripete sotto di me, al piano, non so che musica monotona di esercizi: odo nella stanza vicina passi tranquilli di servi. Nessuno immagina quel ch'io faccio, quel ch'io sento. La mia mano trema, il mio petto è un palpito solo, le lagrime mi ascendono alla gola. E il racconto parr
Io, per quello me ne paia, non so se vedo quello che vedo, né so altresí se odo quel che odo. Sarei io mai un altro divenuto? Dimmi dunque, messer l'asino, come può egli essere che, essendo tu una bestia la quale di grossezza ogn'altra, quantunque grossissima ella si sia, avanzi, ora parli e ragioni non altrimenti che se uno saggio uomo fussi e molto avveduto? Questo è contra a la tua natura.
Vi descriverò la morte della marchesa, e vi dirò le mie idee in proposito. Ma promettetemi per tutti i santi...» Emilia, interrompendola, le promise solennemente di non rivelar mai, senza suo consenso, quanto le avrebbe detto. «Odo la campana che chiama a pranzo,» disse la vecchia, «io non posso più trattenermi. Quando potrò dunque rivedervi?»
Entra ella mi bisbigliò, senza lasciarmi. Entra, entra. Quella voce, proferita da labbra tanto vicine ma invisibili, reale e pure misteriosa, spiratami calda nell'orecchio e pure intima come se mi parlasse nel mezzo dell'anima, e femmina e dolce come nessun'altra voce fu mai, io la odo ancora, la udrò sempre. Entra, entra. Spinsi la porta.
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