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7 Dico (rispose Fausto) che secondo ch'io veggo e che parlarne odo a ciascuno, ne la bellezza hai pochi pari al mondo; e questi pochi io li restringo in uno. Quest'uno è un fratel mio, detto Iocondo. Eccetto lui, ben crederò ch'ognuno di belt

ma pero` che gia` mai di questo fondo non torno` vivo alcun, s'i' odo il vero, sanza tema d'infamia ti rispondo. Io fui uom d'arme, e poi fui cordigliero, credendomi, si` cinto, fare ammenda; e certo il creder mio venia intero, se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!, che mi rimise ne le prime colpe; e come e quare, voglio che m'intenda.

SENECA Odo le grida di mossa plebe. OTTAV. Oimè! che fia? SENECA Che temi? Soli noi siam, che in questa orribil reggia paventar non dobbiamo... OTTAV. Ognor piú cresce il tumulto. Ahi me misera! in periglio forse è Neron... Ma chi vegg'io? SENECA Nerone; eccolo, e viene. OTTAV. Oh, di qual rabbia egli arde nei sanguinosi occhi feroci! Io tremo...

2 Sento venir per allegrezza un tuono che fremer l'aria e rimbombar fa l'onde: odo di squille, odo di trombe un suono che l'alto popular grido confonde. Or comincio a discernere chi sono questi che empion del porto ambe le sponde. Par che tutti s'allegrino ch'io sia venuto a fin di così lunga via. 3 Oh di che belle e sagge donne veggio, oh di che cavallieri il lito adorno!

m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». Io sentia voci, e ciascuna pareva pregar per pace e per misericordia l’Agnel di Dio che le peccata leva. Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia; una parola in tutte era e un modo, che parea tra esse ogne concordia. «Quei sono spirti, maestro, ch’i’ odo?», diss’ io.

Sento il suo mite odore nell'odor forte e vitale del bosco, odo il cicalìo dei fringuelli e dei tordi, le voci e le risate delle signorine sparse davanti a noi, nel profondo verde, in cerca di Waldmeister. Solo non odo vedo Violet, che ci segue col suo fidanzato.

AP. O tu l'hai detto onestamente; ma io vorrei sapere quanto tempo tu mettevi dal partirti di casa all'arrivare al giuoco. ST. Poco. AP. Quanto era quel poco? ST. Manco d'una mezz'ora. AP. Quanto andavi alta da terra, quando eri portata? ST. All'altezza d'una giusta torre. ST. Quando noi eravamo giunte al fiume Giordano. AP. Al Giordano? che è quel che io odo?

da l’altro cinghio e dismontiam lo muro; ché, com’ i’ odo quinci e non intendo, così giù veggio e neente affiguro». «Altra risposta», disse, «non ti rendo se non lo far; ché la dimanda onesta si de’ seguir con l’opera tacendo».

Scusi; interruppe l'Assereto, ma il servitore, a che ora tornò in casa? Oh, così fosse tornato! Ma si perdette anche lui, e la poverina volle ad ogni costo che me ne tornassi in casa, per dormire un pochino. Ma come si fa a dormire, dopo tanto rimescolo? Io non ho potuto chiuder occhio fino all'Avemaria. Ma che crede, che la fosse finita? Appunto allora, odo bussare all'uscio. Che è, che non è?

Hanno alterchi vivissimi sulla perdita e sul guadagno; il signor Verrezzi perde sempre, a quanto si dice: Orsino guadagna, e sono sempre in lite. Tutte quelle belle signore sono ancora qui, e vi confesso che mi fanno ribrezzo quando le incontro. Sicuramentedisse Emilia sussultando, «odo rumore, ascolta. Oibò! è il vento.