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Aggiornato: 17 maggio 2025
Gian Giacomo Medici, presso al suo trentesimosesto anno, era vigorosissimo della persona, poderoso di braccio quanto altri mai, non di troppo alta levatura, nè corpulento oltre il convenevole: nerboruto e ben proporzionato delle membra, lasciava scorgere in esse tutta l'attitudine che possedeva ai moti rapidi e vibrati. Il suo aspetto era ben degno d'un capo d'uomini armigeri: atto ad atteggiarsi ad imperiosa severit
Ma il più vicino dei malandrini afferrò e tenne salda Giulia in guisa che la povera Clelia trovossi sola a lottare col nerboruto avversario il quale, benché ferito in varie parti, era ben lunge dal potersi dire vinto ed atterrato.
Una donna scapigliata, e per fortuna robustissima, presentossi sulla scena. Essa aveva osservato tutto dalla finestra. Avventossi come una furia nel più folto della moltitudine, e con una voce stentorea esclamava: «Quello è mio figlio!... mio figlio! mio figlio!» ed alle parole accompagnando le busse, giunse fino al giovine, che strinse nelle sue braccia e coprì col nerboruto suo corpo.
Capitò però malissimo, giacchè l'individuo su cui egli cadeva, altri non era che il nostro nerboruto Nullo, che non si curò nemmeno di ferirlo colla daga, ma passandovi la destra tra le gambe, lo fece descrivere una curva nell'aria, e lo scaraventò nel Tevere.
Alto io ero, nerboruto, con due calzoni assaettati, stretti sì che i muscoli delle cosce guizzavano: voi oggi portate le gonnelle, non i calzoni, e qual meraviglia se le donne vogliono adottare i calzoni? Portavo io, allora, coturni da cacciatore, feltro grigio, giacca stretta al busto e così cantavo, come potevo, ed ella diceva: Canta, canta, mio core mi fa male! tanto dispecere col core malato!
Ecco però i passatisti alla riscossa. Sono numerosi. Li guida il tenente colonnello Tusini, piccola barba quadrata nerissima, quasi finta sul viso bruno, nervoso, collerico. Lo segue un siciliano nerboruto e bruno, il tenente Trafficante. Il pazzo indietreggia tirando sassi. E' accerchiato. Sente il muro dietro di sè. Ha un minuto di esitazione, che lo perde.
Quand'ecco la porta si spalancò e su la soglia presentossi un giovane alto, nerboruto, dai baffetti neri e dalle uose di pelle che gli salivano al ginocchio. Una fanciulla rotonda e sorridente lo accompagnava; le sue scarpe erano coperte di neve ed un lungo scialle avvolgeva il suo busto grazioso, ricco, pieno di vita. Erano Fermo e la sposa.
Il prete, alto segaligno, faccia di montanaro ossuta, occhi celesti vivacissimi, forti mascelle da mangiatore e piede veloce, si affaccenda dalla cucina alla sua vigna che egli proclama la prima vigna d'Italia. Da Resiutta a Vienna non si trova più una vigna. E' indubbiamente una vigna straordinariamente fertile, piena di nascondigli, forse di sotterranei, poichè il prete ricompare ogni tanto con qualcosa di nuovo fra le braccia a maniche rimboccate: pentole, cassette, sacchi, sacchetti, salami, ecc. La sua serva Maria, grassa, quarantenne, dal viso roseo primaverile e dagli occhietti furbissimi neri un po' avari, brontola; ma ogni volta che nel cucinone entra un nerboruto bersagliere ciclista col ruvido viso patinato di polvere-sudore, quegli occhi brillano stranamente inumiditi. Non so se per insoddisfatta sensualit
Brusco, marciando al nemico in fronte d'una colonna di militi, ispirava loro fiducia, ed era ammirabile di valore e di sangue freddo. Il vajuolo avea segnato il marziale suo volto, ma non alterato il suo contegno guerriero. Alto di statura, ampio di petto e nerboruto, questo prode figlio della Liguria era del resto un perfetto atleta.
Il Piccinini, più nerboruto ed ardente del suo superiore, aveva tutt'altro che intenzione di perdergli il rispetto, ma iniziata la controversia, e credendo aver ragione, ripugnava di cedere in presenza de' compagni affollati a contemplarli.
Parola Del Giorno
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