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Aggiornato: 10 luglio 2025


Di una giovane donna, che nulla di male aveva lor fatto, che anzi avrebbe voluto perdonare tutto quello, che esse avevano tentato farle, ma che ai loro occhi aveva il torto gravissimo di essere difesa, amata, rispettata da chi le insultava, le odiava, le disprezzava; di trovarsi, per aver saputo vincere un amore grande, appassionato, quando sarebbe divenuto colpevole, nella sfera più alta, mentre esse erano precipitate nell'ultima.

E non sará guari se non nell'ultima delle etá nostre, in quella che chiameremo delle preponderanze straniere, che noi troveremo dolori senza compensi, patria storia senza patrio ufficio, senza consolazione, senza gloria.

Il vecchio Desta, un abissinese nostro servo fin dai primi giorni che giungemmo a Massaua, un bel tipo originale, sempre disposto allo scherzo e pazzo per portare un fucile, cammina alla testa della carovana e ci racconta le sue prodezze nell'ultima guerra, pretendendo aver fatto saltare la testa a quattro soldati egiziani, portando, nel dirlo, l'indice alla bocca poi al traverso della gola, quasi aggiungendo di fare che l'eco non si ripercuota, per non averne tagliata la testa; ma giunti al preteso confine abissinese, fece quattro capriole di gioia, gridò forte le sue prodezze e fece un'invocazione alla sua patria, al suo re, alla libert

In quel giorno, signore, abbandonato, schernito, maledetto da quei ch'oggi s'avviliscono più di menzogne e di lodi davanti a voi, andrete, vittima espiatrice di Roma, a morire in esilio. Il culto dei nomi, esaurito nell'ultima formula, svanir

Nell'ultima scena si vede l'inferno stesso, colle fiamme rappresentate da fuochi di bengala, e in mezzo ad esse Don Giovanni quasi nudo, incatenato, coi capelli irti, sdraiato per terra e tormentato da alcuni diavoli, ministri della inquisizione infernale. Il dannato urla: «Sono gi

Eran gli ultimi giorni di carnevale. Le strade eran corse da lunghe processioni di giganti, di diavoli, di principi, di mori, di guerrieri, e da uno stormo di certi figuri, che avevo la disgrazia d'incontrar da per tutto, vestiti di giallo, con una lunga canna in mano, in cima alla quale era legata una borsa che andavan cacciando sotto il naso di tutti, nelle botteghe, nelle finestre, fino ai terrazzini del primo piano delle case, domandando un'elemosina, non so in nome di chi, ma destinata probabilmente a pigliar qualche classica sbornia nell'ultima notte di carnevale.

Nell'ultima metá del secolo scorso il regno di quelle signorie cominciò anche tra noi a dare un crollo e ad inclinarsi verso la sua fiera catastrofe.

E nello sforzo, nella tensione, la faccia è pallida, la fronte è bagnata di sudore, l'occhio esce dall'orbita e le falde dell'abito nero svolazzano di dietro e gli danno l'aspetto d'uno scarabeo che tenti di volare. Finalmente, dopo il finale scatenamento, il direttore, volgendosi direttamente a lui coll'archetto appuntato come una spada, lo sostiene nell'ultima stretta.

In luogo delle grandi piscine, la tinozza dove si sta rattrappiti e immobili, come i feti nei vasi; e in cambio delle musiche dei cenacoli, il campanello per la biancheria! Eravamo nell'ultima sala, o campo (chè non v'è più tetto), quando il silenzio profondo che regnava intorno fu rotto improvvisamente da una voce: «Veni c

E lo Zola nell'ultima pagina del romanzo riprodurr

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