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Aggiornato: 13 luglio 2025
Non vecchio nè giovane, con poca barba biondiccia venata di peli bianchi, più macilento che magro, alto della persona ma curvo, quasi piegato in due quando attraversava la grande navata della chiesa per recarsi dalla sagrestia al suo pulpito, appariva tutt'altro quando si affacciava di lassù, alta la fronte, sfavillanti gli occhi, diritto il corpo come una spada. Era cappuccino; si chiamava padre Anselmo da Carsoli. Modesta figura di asceta, vestiva umilmente una tonaca spelacchiata, su cui non mancavano le toppe, larghe, lunghe, fatte più vistose dal colore più carico del panno, con le quali il vecchio abito si andava via via rinnovando a pezzi e bocconi. Camminando in istrada, così curvo delle spalle e sempre a capo basso, non guardava mai nè di qua nè di l
E saputo che alle prediche di padre Anselmo assisteva anche il medico condotto, che passava per una testa forte, per una specie di Cabanis ridotto alle proporzioni mandamentali, andò la mattina seguente anche lui a vedere l'ottava maraviglia. Non si avventurò nella grande navata, per altro; si fermò poco lontano da un uscio laterale, nascosto dietro un pilastro.
Per la navata di destra, nella cui penombra splendevano le luci delle lampade votive, la comitiva si avviò alla sacristia. Don Pietro, gi
Cominciammo a girare di navata in navata, osservando ogni cosa minutamente. Quanta variet
Si avvicinò piano piano alla Madonna dei miracoli: le ombre della navata, l'oscurit
La chiesa era deserta, e Maurizio non volle disturbar la sorella neanche col rumore dei passi: perciò, appena entrato, si pose sull'ultima panca a destra, sotto la grande navata. Era il posto di Gisella, quando giungeva un po' tardi, e non volendo dare spettacolo del suo passaggio lungo le arcate, s'inginocchiava umilmente lì, mescolandosi volentieri alle povere donne del paese. L
Erano tre donne e due uomini, che venivano appunto sotto quella navata verso di lei. La sua sensibilit
Anche nella cappella del coro, nella navata posteriore, esiste un monumento eseguito dai Cosmati, un antico tabernacolo gotico, poggiato sopra un sarcofago di marmo, la cui forma ricorda a prima vista la tomba del vescovo Consalvo, eretta nel 1298 da Giovanni, figlio di Cosma, in S. Maria Maggiore di Roma.
Tutto assorto nelle sue divote meditazioni, rimase un tratto seduto; poi cadde ginocchioni da capo, e stette a fronte china, in atto di fervorosa preghiera, fino all'Ite missa est; ascoltò religiosamente la lettura degli ultimi evangelii; quindi si alzò, raccolse il fazzoletto di seta che gli aveva custodito le ginocchia dalle polverose impronte della predellina, fece la sua brava riverenza in mezzo alla navata, e via.
I pellegrini si trascinano senza posa sui ginocchi per la navata laterale della chiesa e passando davanti alla cancellata cantano, pregano, e gridano a squarciagola: «Grazie, Maria!» e questo grido risuonava con tale spaventosa energia che il febbrile delirante fervore, da cui era ispirato, mi fece una profonda impressione.
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